Visitando il sito della Banca d’Italia, mi imbatto in un paper dal titolo “I ritratti sulle banconote: studio sul divario di genere” di Angelamaria Fiori.
La mia curiosità si accende…in effetti non avevo mai riflettuto su questa particolarità, oggetto di studio. Quando si parla di divario di genere, dal mio punto di vista, l’attenzione a non banalizzare l’argomento con luoghi comuni deve restare alta. Ma, in questo caso, lo studio è interessante e illuminante.
Per lungo tempo i ritratti sulle banconote sono stati esclusivamente maschili, e ancora oggi la presenza di ritratti femminili è rara. Dalle banconote analizzate, il paper riporta che, la presenza femminile è risultata pari al 9,7% (217 banconote in totale); in 93 casi si tratta di Elisabetta II. In sostanza, senza la regina, le banconote dedicate a una donna rappresentano solo il 5,6% del totale.
Guardiamo qualche curiosità. Al momento, i motivi per cui la regina Elisabetta II è la persona più rappresentata sulle banconote sono molti; tra questi la longevità nel ruolo e il fatto di essere apparsa per la prima volta su una banconota da 20 $ canadesi nel 1935, a 9 anni. Ancor prima della sua incoronazione.
In base al Paese di riferimento, invece, la situazione è varia: 28 paesi hanno dedicato più banconote a personaggi femminili; 21 hanno emesso una sola banconota con una donna.
Attraverso l’elaborazione dei dati, con dovizia di particolari (da approfondire leggendo il paper), considerando tagli, distribuzione numerica della presenza femminile, il numero totale di personaggi diversi rappresentati, ed escludendo la sovrana britannica sia dal numero di soggetti femminili che dai totali, l’elaborazione consente di evidenziare i paesi che presentano minore divario di genere (personaggi femminili su personaggi totali).
In cima alla classifica c’è l’Australia che ha raggiunto il 50%, ovvero una perfetta eguaglianza di genere. La Svezia, includendo le banconote della serie precedente, è al 45%. Danimarca e Germania avevano raggiunto la parità di genere in una serie di banconote emesse in passato. Per Norvegia e Perù siamo al 40%; Scozia, Repubblica Ceca, Canada e Giappone si posizionano su valori superiori al 30%; Colombia e Repubblica Dominicana, invece, si attestano su valori superiori al 25%.
Quali ruoli rappresentano le donne ritratte? Nello studio si precisa che sono 85 le donne celebrate e individuate; è chiaro che non è possibile entrare nel merito della singola storia di ognuna. Aggregando i dati, nelle categorie più popolate emergono: le artiste, le attiviste in ambito sociale, le attiviste politiche, esponenti delle scienze sociali e umane, una storica, un’antropologa e una sociologa. Donne che si sono battute per il diritto di voto, per essere elette negli organi parlamentari, per i diritti civili, per i diritti delle detenute, per l’educazione delle fasce più deboli della società, dei bambini e delle donne. Attiviste che hanno dato un contributo importante nell’ambito di un conflitto o della guerra per l’indipendenza del proprio paese.
Tra le categorie meno popolate troviamo personaggi politici, scienziate ed esponenti delle scienze applicate, imprenditrici, religiose, regine e personaggi storici del passato.
Per raggiungere questo risultato, essere ritratte, non sono mancate le mobilitazioni pubbliche. Ad esempio, quando la Reserve Bank of Australia decise di sostituire Caroline Chisholm, attivista per i diritti umani e unica donna presente sulle banconote in circolazione (a eccezione di Elisabetta II) la società civile reagì con una mobilitazione. Adesso, per l’Australia la scelta di esprimere la parità di genere sulle banconote è un obiettivo confermato.
Anche Canada, Regno Unito, Stati Uniti hanno avuto casi di campagne pubbliche per affermare una rappresentazione equa del genere femminile sulle banconote, a differenza di Danimarca, Svezia, Germania, Scozia, che hanno scelto di farlo senza la spinta di mobilitazioni pubbliche.
In qualche modo il ritratto sulla banconota evoca un riconoscimento di valori, un’identità. Un modo di rapportarsi con le persone. Il ritratto rimane un elemento comunicativo, rappresenta un esempio, un modello di riferimento.
Non so chi ricorda le mille lire con Maria Montessori, che hanno segnato un’epoca.
Ma se anche in questo tipo di rappresentatività si può rintracciare un divario da colmare, ben venga farlo emergere. Perché è una legittimazione dal basso verso un maggior riconoscimento del contributo delle donne in tutto il mondo.
L’iconografia delle banconote crea una relazione con la storia e con i cambiamenti delle società civili.
Alcune banche centrali hanno stabilito a priori l’uguaglianza di genere sulle banconote. Un segnale importante per tutti.
Maria Luisa Visione