Tagli per 2,3 miliardi all’anno nella Sanità. Il Senato ha dato il via libera al decreto sugli enti locali. Roberto Monaco, presidente della Federazione degli Ordini dei medici della Toscana e dell’Ordine provinciale, che cosa dobbiamo aspettarci?Arriveremo ad essere malati di ‘serie A’ e di ‘serie B’?
“Non si può dire quanto concreto possa essere questo rischio, dato che la professione non è mai stata coinvolta in questo percorso. Certo è che la mission del medico è la tutela della salute dei cittadini quindi vigileremo con attenzione affinché la sanità pubblica continui ad essere un valore imprescindibile”.
I medici toscani dicono no all’emendamento al decreto sugli enti locali che ‘taglia’ lo stipendio in caso di prestazioni considerate ‘improprie’. Cosa significa? Come devono comportarsi i medici, secondo il decreto ma soprattutto cosa cambia, concretamente, per i pazienti?
“Non è un problema economico ma quella che invece viene lesa è l’autonomia del medico. Sono le competenze che fanno le differenze e l’appropriatezza. Chi può dire se un esame è appropriato o no se non il medico che ha in carico il paziente? L’esame diagnostico non è l’obiettivo ma lo strumento per arrivare al vero obiettivo che è la salute del cittadino. E ogni caso è un caso a sé. Non possiamo chiedere esami standard sempre e comunque a seconda della patologia. Il medico non cura la malattia ma la persona”.
Come sarà la sanità pubblica tra dieci anni? E come sarebbe, invece, quella che auspicano i medici?
“Spero che sia una sanità che guarda sempre di più al futuro, sia a quello tecnologico che organizzativo, che tuteli operatori e cittadini ma soprattutto che non si fermi davanti alla burocrazia. In medicina stare fermi equivale a tornare indietro e invece bisogna sempre guardare avanti avendo comunque sempre un occhio attento ai costi. Fare bene non significa spendere per forza di più. Ma per far bene bisogna coinvolgere i professionisti che sanno prima di ogni altro dove sono i maggiori costi e dove si può risparmiare. I medici non chiedono altro che poter lavorare in maniera armonica in un sistema armonico. Bisogna lavorare sulla medicina difensiva che rappresenta un reale costo per la sanità. Questo si raggiunge con l’alleanza con i cittadini che sono i nostri quotidiani interlocutori. Spero in un sistema sanitario che non crei ancora precari”.
Quali le prossime azioni da mettere in campo a tutela della salute e dei pazienti, soprattutto del rapporto tra medico e paziente?
“Sono tante le sfide appassionanti del prossimo futuro ma prima fra tutte una fattiva integrazione tra ospedale e territorio. Per questo bisogna lavorare insieme con le istituzioni e con i cittadini. Ritengo che gli ordini professionali essendo enti ausiliari dello Stato debbano essere consulenti gratuiti delle istituzioni e garanti per i cittadini. In Toscana questo percorso di qualità è già stato intrapreso e spero a breve che se ne vedranno i risultati. Il governo regionale è sempre stato attento alle questioni che riguardano la salute pubblica, i medici sono consapevoli del loro ruolo che esercitano con competenza e senso di responsabilità e i cittadini toscani sono tra i più preparati e propositivi in Italia. Tutto questo fa ben sperare”.
Katiuscia Vaselli