Salari reali che non crescono e povertà assoluta che aumenta

Paghe annuali e inflazione non camminano di pari passo e tutti lo sappiamo, ma la questione diventa ogni giorno fonte di preoccupazione per molte persone.

Sui primi nove mesi del 2023 la distanza tra la dinamica dei prezzi (IPCA) e quella delle retribuzioni contrattuali supera i cinque punti percentuali, come certifica l’Istat.

Fenomeno che voglio mettere in correlazione con gli ultimi dati sulla povertà in Italia: 2,18 milioni di famiglie e oltre 5,6 milioni di individui sono in condizione di povertà assoluta nel 2022. Dati in netto peggioramento e peggioramento imputabile, leggendo l’analisi, in larga misura alla forte accelerazione dell’inflazione.

Entriamo nel dettaglio con 3 numeri chiave della povertà: 10,7% è la percentuale di famiglie nel Mezzogiorno; 1,7 milioni sono i minori e 14,7% è la percentuale delle famiglie con persona di riferimento operaio o assimilato.

Ipotizziamo di essere un operaio. In generale, ci troviamo all’interno di una forbice che va da circa 1.200 euro netti a 1.500 come stipendio mensile. Confrontiamo tali entrate con il costo della vita attuale. Come si può far quadrare i conti?

Allarghiamo lo sguardo ai lavoratori italiani in genere: guadagnano circa 3.700 euro l’anno in meno della media dei colleghi europei, e oltre 8 mila euro in meno della media di quelli tedeschi. Per il lavoratore dipendente, la retribuzione è inferiore del 12% a quella della media Ue e del 23% a quella tedesca (dati 2021, a parità di potere d’acquisto). Sempre, attingendo ai dati Istat, la crescita delle retribuzioni lorde annue per dipendente è stata circa la metà della media europea, ma l’inflazione ha riguardato tutti.

Infatti, conseguenza naturale di tutto ciò, è che il potere di acquisto reale è sceso per gli Italiani.

Capiamo allora che diventi un’impresa impossibile per le famiglie meno abbienti tenere il passo dei consumi e contrastare la spirale inflazionistica innescata dal 2022, nonostante le misure di contrasto e i bonus sociali introdotti.

Coloro che seguono questa rubrica sanno che da anni dedico uno spazio al fenomeno della povertà e che ogni volta lancio un appello rispetto alla povertà economica minorile. È chiaro che non esistono differenze, povertà è una parola che in un Paese civile dovrebbe scomparire, e mai arrivare ai livelli attuali.

Ma privare un bambino della possibilità di autodeterminarsi attraverso lo sviluppo del proprio capitale umano è per me un colpo al cuore ogni volta che leggo questi dati.

Mi trovo spesso in giro per l’Italia e vedo con i miei occhi aumentare persone che vivono nei cartoni, nei pressi delle stazioni, e non riesco a non pensare alle deprivazioni materiali di loro e di altri, che magari hanno un tetto, ma che combattono senza le armi necessarie.

L’inflazione, però, si contrasta con la crescita dei salari reali, laddove, non si riesca con politiche monetarie e fiscali a evitarne effetti spesso speculativi, che, alla lunga, non fanno bene a nessuno.

E la crescita dei salari reali non può più aspettare.

Maria Luisa Visione