
All’incontro annuale con il mercato finanziario il Presidente della Consob paragona la diffusione delle criptovalute a quella dei derivati complessi che hanno innescato la crisi finanziaria Subprime del 2008, e fa riferimento a come si allontanino le prospettive di un’azione congiunta internazionale a presidio delle valute virtuali. Dato il divieto del Presidente degli Stati Uniti sulla nascita del dollaro digitale, Bitcoin e altre quattro monete virtuali potrebbero assolvere al ruolo di riserva internazionale della moneta statunitense.
In un mercato che capitalizza più di 3 trilioni di dollari, il Bitcoin è valuta dominante e rappresenta il 64,9%, con la caratteristica di essere bidirezionale, cioè di poter essere utilizzata sia per l’acquisto di beni e servizi, sia per lo scambio con altre valute digitali o tradizionali.
Nonostante tutti gli avvertimenti sui rischi, nonostante ogni anno siano diverse le criptovalute che nascono e molte quelle che muoiono, nonostante non siano moneta legale ma vengano accettate volontariamente, la corsa delle valute virtuali non si ferma.
È davvero dovuta alla trappola per eccellenza dei facili guadagni come afferma lo stesso Presidente Savona riferendosi a Carlo Collodi e a Pinocchio nel “Campo dei miracoli”?
Certo è che, al di là della volatilità elevata di tali strumenti, rimane l’illusione di poter ancora fare il “colpo grosso” come è accaduto a chi si è posizionato sul Bitcoin a prezzi molto lontani da quelli attuali, arricchendosi, con un investimento esiguo.
In molti, però, non considerano il rischio più importante della maggior parte delle valute virtuali; rischio che non sembra riguardare le nove che seguono il Bitcoin (anche se non è mai da escludere vista la natura dello strumento), ovvero il rischio di controparte, di fallimento, di non avere la restituzione del capitale investito.
Forse è qui l’analogia con la crisi finanziaria del 2008.
Di fatto, la nascita delle criptovalute ha raggiunto l’obiettivo di anteporsi al sistema centralizzato dei pagamenti, diventando autonome nella validazione delle transazioni effettuate tra gli utilizzatori. Tuttavia, si aprono a una serie di problematiche che le rendono appetibili, per l’anonimato, a tentativi di riciclaggio, di finanziamento del terrorismo o di acquisto di prodotti illegali.
Così come non sono esenti da attacchi cyber sempre più frequenti sui portafogli Wallet. Ed è vero che il loro sistema di funzionamento non consente di operare i presidi tradizionali per contrastare l’illegalità, in particolare nelle transazioni private, che avvengono in forma totalmente peer-to-peer, senza passare da Exchangers o sistemi di gestione di portafogli elettronici per i quali vigono le regole del MiCAR.
Sono ancora molte le zone d’ombra sulla conoscenza delle caratteristiche di questi strumenti e dei loro rischi reali da parte degli utilizzatori, eppure acquistarle è alla portata di tutti. Tutti possono comprarle, basta scaricare un programma.
Non ci sono abbastanza elementi per presuppore, con valida probabilità, che potrebbero mettere a rischio la tenuta dell’economia mondiale, come può far dedurre il discorso del Presidente Savona.
Ma pongono molti interrogativi di difficile risposta nel quadro della finanza internazionale e in quello geopolitico, oggi ancora più complesso.
Quindi, attenzione, non tutto è oro ciò che luccica.
Maria Luisa Visione