Da sempre ci dicono due cose: siamo un popolo di risparmiatori e di evasori fiscali.
Da una parte prevale la virtù, non essere spendaccioni, dall’altra il comportamento elusivo di cui non sentirsi orgogliosi. In questa generalizzazione ci capitano nel mezzo tutti: chi vorrebbe risparmiare, ma non ci riesce e chi non evade le tasse, ingiustamente trattato dalle statistiche, al pari di chi lo fa.
Approfondendo i numeri, il primato dell’evasione fiscale ce l’ha restituito di recente lo studio di una società inglese (Tax Research LLP), attestando un importo di tasse evase all’Italia che vale circa il doppio della nostra spesa pubblica in sanità. La cosa curiosa è che al secondo posto c’è la Germania, seguita da Francia e Regno Unito e poi da tutti gli altri, per un totale tra Paesi più e meno virtuosi che pesa oltre sei volte la dimensione del bilancio dell’UE. Quindi, l’evasione fiscale non è un male solo italiano.
La cosa interessante, invece, è che all’interno del solito studio “The European Tax gap” non si parla di dati pro capite, ma Infodata li ha ricavati, mettendo in relazione l’evasione totale dei Paesi con il numero dei residenti censiti da Eurostat al 1° gennaio 2016. Il ricavato è tanto sorprendente da sembrare un luogo comune di chiacchiere da bar, ovvero, che più alte sono le tasse, maggiore è l’evasione fiscale pro capite, e, qui brilliamo come caso emblematico (fonte: Report for the S&D in the European Parliament).
Il risparmio delle famiglie italiane, da metà anni ’90 ad oggi è diminuito in rapporto al reddito disponibile, complice il cattivo contesto economico congiunturale del dopo crisi; tuttavia, proprio per le persone fisiche che risparmiano, arriva la Superanagrafe con il Risparmiometro. L’Agenzia delle Entrate e, anche la Guardia di finanza, oggi possono controllare, attraverso un algoritmo, i conti correnti dei contribuenti per capire se il risparmio è sano oppure no. In particolare, il riferimento è il saldo del conto corrente alla fine dell’anno che verrà confrontato con il reddito dichiarato.
Chi risparmia troppo entrerà nella lista dei sospetti, poi verrà verificato, prima di far scattare l’accertamento fiscale, perché in sostanza, se non spendi i soldi dichiarati per campare usi quelli a nero, in quanto nessuno è in grado da solo di mettere da parte tutto ciò che guadagna.
Il meccanismo da più parti ha fatto già commentare che allora è meglio spenderli i soldi che tenerli sul conto corrente. Il punto è che se spendi più di quanto incassi, scatta il Redditometro e ti chiedono: “Chi ti ha dato i soldi che non hai incassato?”.
Tuttavia, il bello è che già da un pezzo i controllori hanno a disposizione Serpico, il cervellone che consente digitando il codice fiscale per le persone fisiche (o Partita Iva, per gli altri), di accedere subito alle ultime 5 dichiarazioni dei redditi, si connette a tutte le banche dati (catasto, demanio, motorizzazione, Inps, Inail e chi più ne ha più ne metta), a tutte le utenze, alle polizze assicurative, alle spese, e, oggi, al saldo del nostro conto corrente, ai movimenti bancari e allo storico. La mole dei dati è significativa, quindi, per cogliere in fallo gli evasori scattano gli alert, che danno luogo alle liste dei “sospetti”.
Quindi, se qualcuno paga i tuoi conti, ricordati che sei a rischio. Anche se sono i tuoi genitori, i nonni, o chi ti pare, non è detto che si tratti di nero. E non risparmiare troppo, nel caso, che non va bene!
Non me ne vogliano i virtuosi da qualsiasi parte del tavolo si trovino, ma, per come la penso io, siamo veramente lontani dal saper valorizzare le nostre virtù e, correggere, migliorandoci le nostre mancanze.
Maria Luisa Visione