Lo shock energetico che chiede sempre di più l’intervento dello Stato

Il record del prezzo del gas della scorsa settimana a 241 euro MWh ci porta, nel mese di agosto, a ribaltare ancora una volta le vecchie certezze. 

Diverse aziende del settore energivoro hanno anticipato il periodo feriale a luglio, confidando in un minor aggravio dei costi e in una storia ricorrente che vedeva meno tensione sui prezzi, in agosto.  Invece, il prezzo del gas non ha fermato la sua corsa, anzi, ha superato del 17% i livelli medi di luglio.

Una situazione pesantissima di aggravio riscontrata anche sui prezzi dell’energia elettrica. 

C’è grande preoccupazione per lo shock energetico in atto, e l’arrivo dell’autunno per tutti gli imprenditori e le attività di ogni settore si preannuncia complicatissimo.

L’inchiesta del Sole 24 ore del 19 agosto riporta alcuni casi di impresa che dicono più dei facili discorsi; bollette triplicate o quadruplicate in un mese che sfiorano cifre insostenibili per qualsiasi settore e azienda: alimentare, tessile, packaging, fonderia, manifattura, ceramica. Dietro ogni azienda ci sono i lavoratori e i loro posti a rischio o in possibile cassa integrazione. 

Le aziende che si apprestano a riaprire hanno in mano solo in piccola parte la leva dell’aumento del prezzo finale al consumatore; in alcuni casi si trovano costrette, a malincuore, a rivederlo per affrontare il maggior costo sostenuto, ma è chiaro che un aumento repentino non sarebbe la soluzione. Lo shock energetico, insieme all’aumento dell’inflazione, colpiscono tutte le famiglie consumatrici, indistintamente, quindi impattano su tutte le spese della quotidianità, diventando una somma sempre più alta da sostenere a fine mese. Quindi, a un certo punto, il consumo, se insostenibile, viene rivisto al ribasso e cala la produzione delle imprese.

Di conseguenza, si preannunciano potenziali chiusure di aziende e fallimenti perché anche un bambino comprende che il problema non è risolvibile all’interno dell’azienda o della famiglia che lo affronta.

La situazione ad oggi è quella di diventare ogni giorno meno competitivi e sempre più fragili in un mercato che ha fatto della competitività il must della sua essenza.  Citando ancora quanto riportato dal Sole 24 ore, il divario competitivo fra Europa e Stati Uniti del costo dell’elettricità si è ulteriormente ampliato, arrivando a toccare il prezzo di oltre 40 €cent/kWh, rispetto ai 10 €cent in USA. Numeri che danno, senza alcun dubbio, la misura del problema.

Soltanto l’intervento di politiche governative salde e centrate può essere la soluzione, soprattutto interventi fiscali, sgravi, sostegni massivi, agevolazioni. Politiche che richiedono competenze vere perché siano efficaci, e attenzione al bene sia delle persone che del tessuto imprenditoriale, a tutti i livelli.

Il dibattito sulla centralità di un’azione di Stato reale, orientata al bene di ogni cittadino e di ogni azienda del nostro Paese, non è più rimandabile. 

Credo che se davvero ci rendiamo conto di quanto sia importante e cruciale per il futuro come verranno gestite le potenziali conseguenze sull’economia reale del momento che viviamo, dobbiamo smettere di pensare che troveremo la soluzione su Google.

Ci vogliono competenze profonde, carattere, idee chiare e decisione. 

E il coraggio di andare a fondo dei problemi per risolverli, non rimandarli, lontano dalla propaganda, perché problemi difficili non hanno quasi mai facili soluzioni, nè scorciatoie. 

Maria Luisa Visione