Taglio dei tassi e rata dei mutui: cosa aspettarsi?

“Quando inizierò a vedere l’effetto del taglio sulla mia rata a tasso variabile?”

È la domanda a cui adesso cercano risposta i risparmiatori dopo l’intervento del 6 giugno da parte della BCE di ridurre di 25 punti base i tassi di interesse.  Ugualmente, coloro che si trovano vicini alla necessità di accendere un nuovo mutuo, tirano un sospiro di sollievo.

La decisione arriva dopo dieci rialzi consecutivi per combattere l’aumento dell’inflazione che nel 2022 ha toccato, in Eurozona, il picco medio annuale dell’8,4% per proseguire ancora ai livelli del 5,4% nel 2023. La BCE ha avviato la politica di rientro verso la soglia limite del 2%, che rappresenta, da mandato istituzionale, l’obiettivo di stabilità finanziaria dell’Area Euro. Il percorso di restringimento non è immediato e le stime da qui al 2026 sono ancora riviste al rialzo, con valori del 2,5% nel 2024; 2,2% nel 2025 e 1,9% nel 2026.

Così come gli effetti del rialzo dei tassi di interesse si sono avuti nell’arco dei dieci interventi di politica monetaria restrittiva, anche per la riduzione, l’impatto sulle rate di rimborso dei finanziamenti non sarà in tempo reale. Facciamo qualche ipotesi in base alle simulazioni disponibili.

Parliamo, nell’immediato di un risparmio mensile di circa 13 euro sulla rata di un mutuo di 100.000 euro a 20 anni (Fonte Codacons), che diventa di circa 27 euro su un importo di 200.000 euro con stessa durata; di 15 euro mensili se il mutuo di 100.000 euro dura 30 anni e di 30 euro mensili se l’importo è di 200.000 euro a 30 anni. In previsione, in base all’analisi dell’andamento dei Futures sugli Euribor, il calo della rata di rimborso sul tasso variabile medio è al di sotto del 10% in 12 mesi.

Quindi, per avere un calo significativo su rate di rimborso che sono aumentate fino al 50% in più, occorrerà aspettare ancora. 

Come si stanno comportando i tassi di interesse?

L’Euribor a tre mesi il 7 giugno è pari al 3,75%, dopo aver toccato il picco del 4% il 13 novembre 2023; discesa, dunque, attesa e già in atto. L’IRS a 20 anni alla stessa data, 7 giugno 2024, è pari a 2,79%. Rimane aperto lo scenario della surroga dal variabile al fisso, valutando attentamente il risparmio ottenibile sulla rata di rimborso e lo spread creditizio applicato all’operazione.

Le attese di ulteriori riduzioni si attestano su altri due interventi da parte della BCE entro la fine dell’anno per 50 punti base complessivi, ecco perché, se dal punto di vista del risparmio immediato non possiamo attenderci un cambio di rotta subito, dal punto di vista psicologico, invece, la manovra ha un effetto importante sulle aspettative verso l’accesso da parte delle imprese ai finanziamenti per gli investimenti aziendali. E in generale sul clima di fiducia e stabilizzazione delle politiche monetarie in corso.

Tutto dipende sempre dalle nostre aspettative. Per questo è fondamentale valutare con attenzione un’operazione di finanziamento in base alla sua durata, considerando eventuali scenari di cambiamento. A volte la variabile “varie ed eventuali” è esogena, come nel caso della BCE. Altre volte è endogena, riguarda noi, i nostri obiettivi di vita e le nostre esigenze di spesa.

Il monitoraggio sistematico e periodico ci consentirà di riallineare le nostre aspettative in maniera razionale in modo da intervenire tempestivamente per effettuare correttivi, prima, che, come è accaduto, il tasso variabile, da negativo, ci costi più di quello fisso.

Maria Luisa Visione