Trent’anni di Fondazione Mps, Rossi: “Il 51% nella Banca l’errore da non ripetere”

Lo sbaglio da non ripetere per Palazzo Sansedoni? “La concentrazione che c’è stata nell’attivo del patrimonio della Fondazione sulla Banca Montepaschi. Questo è stato certamente un errore, e che la Fondazione naturalmente ha pagato. D’altra parte, però, questo era un territorio dove questo mito del 51% era inattaccabile. Guai a chi si provava a contestarlo. Quindi questo, credo che a distanza di qualche anno si possa dire serenamente, è stato un errore”.

E la strada da seguire per il futuro? “Quella dell’ascolto, quella della collaborazione con tutti. In diversi, a partire dall’intervento del Cardinale Arcivescovo, hanno sottolineato il tema dell’”insieme”. L’ha sottolineato il Sindaco, l’hanno sottolineato un po’ diversi interventi. Questo credo che sia l’elemento fondante perché questa città, questo territorio, questa comunità possa continuare a crescere”.

A rispondere alle domande Carlo Rossi, nel giorno in cui Fondazione Monte dei Paschi dà il via, con un evento al Santa Maria della Scala, alle celebrazioni per i trent’anni compiuti.

Il vertice dell’Ente con la stampa ha tracciato un bilancio sul passato ed ha delineato una prospettiva per i prossimi anni. Nel presente si guarda anche all’offerta di pubblico scambio che Rocca Salimbeni ha avanzato per Mediobanca. “Un’operazione intelligente”, ha commentato Rossi.

Tra l’altro c’è anche una piccola nota di colore: l’assenza all’evento odierno dei vertici di Monte dei Paschi, avevano altri appuntamenti in agenda.

Ospite d’onore è stato Giovanni Azzone, presidente dell’Acri, l’associazione delle fondazioni d’origine bancarie. ” Possiamo essere il pivot per affrontare le grandi complessità della società italiana”, ha detto Azzone, citando tra le grandi sfide quella dei neet, giovani non occupati e nemmeno alle prese con lo studio.

Questo “è un problema inaccettabile. Rispetto ad altre emergenze dove l’impatto è solo sul singolo, su cui bisogna intervenire, qui stiamo mettendo a repentaglio il nostro sistema di welfare – afferma – In mancanza dei ragazzi e di chi si integra chi pagherà le pensioni?”, si chiede.

Marco Crimi