Si è appena conclusa a Firenze BTO2015, Buy Tourism Online, il maggiore evento nazionale relativo al turismo online, dal quale è scaturito il mònito a tutta la Toscana per fare sempre meglio e non cullarsi sugli allori, e da Confesercenti Siena arriva un altro spunto che merita attenzione: numeri alla mano, il rapporto tra strutture ricettive ufficiali e quelle non registrate come tali diventa un campanello d’allarme da non sottovalutare. Civili abitazioni trasformate in alloggi temporanei, posti letto venduti sul web al pari di stanze d’albergo. Nel web si trova di tutto e di più e dalla giungla di offerte, la ricerca condotta dal Centro studi turistici per conto di Confesercenti Siena ha fatto emergere un quadro variegato e non sempre positivo. Del mondo ufficiale e di quello ‘parallelo’ si è parlato a ‘Siena: ricettività senza regole?’ lanciando un decalogo per favorire una presenza ad armi pari sul mercato turistico. Si è provato, per la prima volta, a definire la portata del fenomeno “sharing hospitality” in Toscana, e nell’area urbana di Siena in particolare. Igiene e sicurezza degli ambienti, generalità degli ospiti, trattamento fiscale sono alcuni degli aspetti che dovrebbero essere considerati nella proposta operativa rivolta alle istituzioni ed agli operatori dell’ospitalità in genere, in un momento in cui l’attualità delle piattaforme web di condivisione manifestano tutti i loro aspetti più eclatanti, sia in termini di visibilità che di effetti collaterali.
La ricerca ha preso in esame i quattro principali portali a livello mondiale (AirBnb, HomeAway, Booking, Expedia) monitorando 1200 offerte di alloggi catalogati per: tipologia ricettiva, corrispondenza negli elenchi ufficiali, prezzo medio, totale posti letto e camere.
Su AirBnB, per 605 annunci solo il 16,7% è presente negli elenchi ufficiali, il resto sono annunci pubblicati dai ‘padroni di casa’. Il prezzo medio a notte è di 112 euro ma si spazia dai 25 euro agli oltre 3mila, senza tenere conto delle variabili come le pulizie finali.. Su HomeAway è invece un preciso criterio di ricerca: un filtro consente di selezionare gli annunci dei privati e quelli delle agenzie, comunque i privati rimangono di più. E, in base ai filtri di ricerca, solo l’11,4% dei 220 annunci sono riferibili a strutture ufficiali. Va leggermente meglio su Booking dove su 260 annunci, il 60,8% è regolarmente registrato mentre il 52% delle strutture extra alberghiere non risulta negli elenchi. Su Expedia invece l’86,8% delle strutture risulta regolare. Passiamo al ‘danno’ economico: ipotizzando che l’80% delle presenze siano soggette ad imposta di soggiorno (1,50 euro per la bassa stagione e 2,50 euro per l’alta), la stima del mancato gettito per le casse comunali è pari a circa 350 mila euro. E se ipotizziamo, partendo da AirBnB che risulta il portale con maggiore presenza di ‘privati’ che le strutture non ufficiali lavorino circa 260 giorni all’anno, l’offerta sul mercato dovrebbe essere di circa 493 mila posti letto in un anno. Applicando lo stesso tasso di occupazione delle strutture ufficiali “comparabili” (38%), la stima delle presenze in un anno è di oltre 187 mila unità. Se ipotizziamo una tariffa media di 36,00 a notte, il giro d’affari che l’offerta di Airbnb genera sull’area urbana senese è stimato in oltre 6,7 mln di euro l’anno. Cifre sulle quali meditare.
Katiuscia Vaselli