La tanto attesa Direttiva europea sulle Case Green trova la quadra. Bene allora iniziare a segnare in calendario le date strategiche da tenere sotto controllo, visto che a seguito della conferma dei governi nazionali l’accordo verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale per entrare in vigore dopo venti giorni.
A quel punto ci saranno due anni di tempo per adeguarsi, sottoponendo un piano operativo a Bruxelles, con l’obiettivo di raggiungere i target di efficientamento degli immobili, approvati dal Consiglio Europeo.
Anche se in generale si tratterà di un adeguamento più flessibile, rispetto alla proposta originaria presentata dall’Unione Europea, i requisiti di efficienza affinché l’abitazione in cui viviamo, o quella che affittiamo, piuttosto ancora quella che rivendiamo, saranno necessari per essere in regola.
La prima data da segnare riguarda gli edifici privati nuovi che dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030, scadenza anticipata al 2028 per gli edifici di proprietà pubblica.
Sull’adeguamento delle classi energetiche degli edifici privati si parte in maniera graduale per favorire un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16% nel 2030 e del 20-22% entro il 2035, per arrivare al 100% al 2050. Per realizzarlo occorrerà ristrutturare, intervenendo sul cappotto termico, sostituendo infissi e caldaie e utilizzando pannelli solari. Per gli edifici pubblici, invece, si partirà con la ristrutturazione di almeno il 16% di quelli peggiori entro il 2030 e del 26% entro il 2033. Sempre per gli edifici pubblici scatterà l’obbligo di installare pannelli solari dal 2026 al 2030, e in ogni caso, occorrerà attuare misure nazionali per munire di impianti solari gli edifici residenziali.
Data più lontana, parliamo del 2040 per salutare definitivamente le caldaie a gas, tanto che dal prossimo anno saranno aboliti tutti i relativi sussidi. L’orientamento è quello di incentivare verso la transizione sulle energie rinnovabili, principale alimentazione dei nuovi sistemi di riscaldamento e raffreddamento.
Cosa accade alle ristrutturazioni effettuate prima, nel 2020? Saranno conteggiate ai fini dell’obiettivo di efficienza.
Ci sono esenzioni? Sì, ma non per i privati, solo i governi potranno dispensare gli immobili utilizzati temporaneamente, gli edifici storici e agricoli, le chiese e i luoghi di culto e gli immobili a uso militare.
Aspetto non di poco conto, che è il vero nodo per il nostro Paese: quanti soldi ci vogliono per mettere in regola gli edifici e rendere il parco immobiliare dell’Unione a emissioni zero entro il 2050? Ovvero chi paga? Secondo la stima della Commissione Europea occorreranno 275 miliardi di euro di investimenti annui. Se non ci sono in bilancio i Paesi potranno attingere ai fondi dell’Unione Europea, quali il Recovery fund, il Fondo sociale per il clima e i Fondi di sviluppo regionale.
Ultima domanda: quanti soldi devono mettere in ponte le famiglie italiane per raggiungere l’obiettivo di efficientamento energetico delle loro case? La forbice di stima varia dai 20.000 ai 55.000 euro circa, a seconda delle caratteristiche dell’immobile (Fonte stima: Scenari economici per il Sole 24 Ore).
Quindi, se è vero che il prezzo delle case con classi energetiche alte, nuove e costruite da meno di 10 anni, hanno registrato un incremento di prezzo, nel 2023, in media dell’8,9%, ciò è andato a discapito di oltre la metà degli immobili residenziali italiani che si trova nelle classi peggiori, F e G. Così come, dal 2010 al 2023, si sono allargate le differenze di rivalutazione tra le case green e quello no, fino al 43% in più a Bologna; 40% a Torino; 39% a Firenze; 38% a Milano, 32% a Roma e 27% a Napoli.
Complici anche le offerte sui mutui migliorative? In ogni caso, oggi, il costo dell’adeguamento va messo in conto.
Maria Luisa Visione