Tavolo aperto sull’argomento pensioni in vista della scadenza di quota 102 al 31 dicembre.
Quali soluzioni saranno messe sul tavolo per dare la possibilità di anticipare il ritiro dal lavoro, rispetto alla Legge Fornero?
Ricordiamo che i requisiti minimi di accesso dei 67 anni per la pensione di vecchiaia sono attivi fino al 2026, quando scatteranno ulteriori adeguamenti per allungare l’età pensionabile in relazione all’aumento dell’aspettativa di vita. Mentre, per la pensione anticipata, rimane in vigore alla stessa data il requisito dei versamenti contributi di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e di 41 anni e 10 mesi per le donne.
Il tema è particolarmente caldo e sensibile a causa del rischio inflazione con il quale bisogna fare i conti. Il meccanismo di perequazione che consente di adeguare le pensioni al potere di acquisto reale del denaro ha un costo che attualmente si prospetta in costante aumento, visto l’andamento in accelerazione a cui assistiamo da inizio anno. Si stimano circa 23 miliardi di euro come spesa pubblica per la perequazione con l’attuale meccanismo (100% dell’inflazione fino a quattro volte il trattamento minimo, 90% tra 4 e 5 volte, 75% oltre le 5 volte).
Ad oggi sembrano confermate le due misure Opzione donna e Ape sociale. La prima consente alle lavoratrici del settore pubblico e privato di andare in pensione prima a condizione di accettare una pensione calcolata con il metodo contributivo, ovvero i versamenti effettivi. Un istituto con il quale si riesce ad anticipare l’uscita di diversi anni rispetto alle regole ordinarie, con la contropartita, però, di ridurre l’assegno pensionistico anche del 30%. Infatti, effettuando la scelta, le lavoratrici rinunciano all’applicazione del sistema misto e quindi a una parte di calcolo retributivo, più generoso. Ovviamente la decurtazione dipende dal profilo soggettivo ed è variabile a seconda delle caratteristiche di carriera, del tipo di contribuzione, dell’anzianità contributiva maturata. Quindi, richiede un’attenta valutazione.
Rispetto all’APE sociale, lo strumento prorogato dal 2018, l’attenzione è verso alcune categorie di lavoratori meritevoli di una particolare tutela da parte del legislatore a condizione di avere raggiunto il 63° anno di età unitamente ad almeno 30 o 36 anni di contributi (disoccupati, caregivers, invalidi civili al 74% e lavori gravosi).
In questo caso lo stato interviene con un assegno di accompagnamento sino alla pensione di vecchiaia, nella misura massima di 1.500 € mensili lordi, non rivalutabili annualmente.
Segnalo che è prevista una riduzione dei requisiti contributivi pari a 12 mesi per ciascun figlio nel limite massimo di 2 anni per le lavoratrici donne che può portare, a seconda delle diverse situazioni personali, fino a richiedere l’APE sociale con 28 anni di contributi (anziché 30) o con 34 anni (anziché 36).
Un ulteriore aspetto da tenere presente è quello di poter effettuare tutte le simulazioni del caso direttamente sul sito dell’Inps, nella sezione dedicata su MyInps alla pensione futura, in tempo reale e in maniera accessibile e lineare.
Le simulazioni rappresentano uno strumento importante per valutare le diverse opzioni di scelta che possono avvicinare alla pensione desiderata dal punto di vista qualitativo.
Vedremo, a breve, se Quota 102 verrà confermata, rivisitata, magari con un ritorno di fiamma a Quota 100.
Maria Luisa Visione