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“Vi racconto il colpo di Stato”: il portavoce di Syriza a Siena

Un sabato pomeriggio di metà luglio, un sabato pomeriggio caldissimo. Molti senesi, quasi tutti, sono al mare. Le lastre del centro storico sono percorse quasi esclusivamente da turisti, che hanno scelto di trascorrere qualche giorno nella città del Palio piuttosto che nelle più rinfrescanti località balneari.
Ma questo sabato pomeriggio senese è stato caratterizzato anche da un incontro che si è svolto nel circolo Arci lavoro e sport in via dei Pispini. E qui, nonostante la caldissima temperatura che caratterizza questa giornata del fine settimana, ecco arrivare decine e decine di persone. Persone di tutte le età, donne e uomini. Studenti e studentesse così come pensionati e pensionate: persone che, in generale, si interessano di attualità e di quanto avviene in questo mondo.
A decine, tra lo stupore degli stessi organizzatori dell’evento, sono arrivate in via dei Pispini per un dibattito sulla Grecia e per parlare e sentir parlare di debito, austerità e democrazia. A moderare il dibattito è Enrico Bertelli, gli oratori sono il docente di economia all’Università di Siena, Fabio Petri, lo studente greco che vive a Siena, Haris Lagoudakis, e l’attesissimo portavoce di Syriza in Italia, Argiris Panagopoulos. Che si presenta subito facendo capire la sua posizione ed il suo pensiero su quanto è avvenuto in Grecia prima del referendum del 4 luglio scorso: “Con la chiusura delle banche prima del referendum – afferma Panagopoulos – si è tentato un vero e proprio colpo di Stato, con la chiara volontà di indirizzare in un certo modo il referendum e quindi far cadere il governo Tsipras. Ma il popolo ha deciso diversamente”. Non è la prima volta che Panagopoulos viene a Siena: conosce la città e ci torna volentieri, specie se invitato (come in questa occasione dell’Arci) a parlare di quanto sta avvenendo nel Paese ellenico.
Panagopoulos, cosa pensa dell’accordo che alla fine è stato trovato tra il governo greco e gli altri leader europei?
“Penso che il governo greco sta lottando da mesi contro tutto e contro tutti. Credo che sia stato giusto scartare la richiesta e l’idea di creare una moneta parallela all’euro apposta per la Grecia. E se fosse stata imboccata questa strada questa ‘monetina’ sarebbe poi stata utilizzata anche in Portogallo e successivamente magari anche in Italia”.
Ma la decisione di Tsipras di dire sì all’accordo ha creato anche una spaccatura dentro il partito Syriza…
“Beh, Syriza è un partito molto animato al proprio interno. Ora quello che dobbiamo fare è stare tutti uniti per poter vincere questa guerra. Sento parlare e leggo su tanti mezzi di informazione e di comunicazione dei Paesi europei di divisioni dentro Syriza, ma credo che la realtà sia un’altra: il 72% dei greci volevano l’accordo con l’Europa. Tsipras non è mai andato ad incontri e summit per rompere le trattative. In Italia sento sempre Salvini e Grillo tenere posizioni anti-europeiste, ma Syriza non ha posizioni anti-europeiste. Il popolo greco, anche attraverso il no che ha vinto al referendum non ha espresso una volontà di uscire dall’Europa, ma solamente il desiderio di andare a ritrattare quello che era il piano Juncker per poter uscire dall’austerità”.
Quale clima si respirava in Grecia prima del referendum del 4 luglio scorso?
“C’era un clima di speranza e anche naturalmente di tensione, specie per la decisione di chiudere le banche. Io giudico questa scelta come un vero e proprio tentativo di colpo di Stato effettuato da poteri forti politici ed economici. Ma con quella scelta hanno ottenuto il risultato contrario a quello sperato, ovvero il no del popolo greco al referendum. Noi non vogliamo uscire dall’Europa, Syriza non vuole fare salti nel buio e tutti noi conoscevamo bene le difficoltà che avremmo incontrato andando al governo del Paese”.
Lei è più ottimista e fiducioso dopo l’accordo trovato nei giorni scorsi?
“Sì, lo sono. Perché intanto abbiamo scartato ed allontanato l’idea di un’Europa a due velocità, che si sarebbe materializzata con la moneta parallela che volevano inserire in Grecia e che poi, ne sono certo, sarebbe stata portata anche in Portogallo, in Italia ed in altri Paesi. Poi perché avremo 35 miliardi di euro di investimenti pubblici per la crescita in tre anni, quindi parliamo di quasi un miliardo di euro al mese. E poi perché adesso potremo far pagare la crisi non ai pensionati, ma ai ricchi del nostro Paese. Noi volevamo un accordo che ci permettesse di uscire dalle difficoltà e che rompesse il circolo vizioso del fare debiti solo per pagare vecchi debiti”.
Come giudica il comportamento tenuto in questa vicenda dal governo italiano?
“Io penso che Renzi ed il suo governo non abbiano fatto il bene del popolo greco, ma che siano scappati dalle responsabilità e che si siano semplicemente appiattiti sulla posizione tenuta dal governo tedesco della Merkel, come d’altronde hanno fatto anche altri partiti socialisti e di sinistra in altri Paesi europei”.

Gennaro Groppa

(foto Samuele Mancini)

 

Gennaro Groppa

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