Gennaio sarà un mese cruciale per Whirlpool. Perché il prossimo mese la multinazionale statunitense farà il punto sulle trattative in corso per la cessione degli stabilimenti nell’area Emea, quindi in Europa, Medio Oriente e Africa, con due gruppi: i turchi di Arcelik e i cinesi di Midea. I turchi hanno già acquisito da Whirlpool gli stabilimenti in Russia e avrebbero nelle scorse settimane visitato anche il sito produttivo senese (una notizia, questa, mai smentita) in viale Toselli: il loro interesse per le aree geografiche in questione è evidente.
A gennaio se ne saprà di più. Per l’11 gennaio Whirlpool ha convocato le sigle sindacali. Sarà, finalmente, un momento di confronto importante che le organizzazioni attendono tra l’altro da tempo. I sindacati sin dall’annuncio della volontà di cessione degli stabilimenti nei tre continenti hanno chiesto maggiore trasparenza su quanto stava avvenendo e al tempo stesso hanno auspicato a più riprese la riapertura (ancora non avvenuta) di un tavolo ministeriale, aperto con il precedente esecutivo a guida Mario Draghi, per affrontare la questione.
A fine gennaio, poi, e con precisione il prossimo 26 gennaio, il ceo di Whirlpool Marc Bitzer (che nei giorni scorsi era in Italia) ha annunciato una conferenza stampa nel corso della quale comunicherà i piani della multinazionale per il 2023. Piani che al momento appaiono contrastanti: Whirlpool ha infatti annunciato di voler vendere i propri stabilimenti dell’area Emea, eppure la multinazionale statunitense ha investito in queste aree geografiche la bellezza di 85 milioni nel corso del 2022 e ha (o avrebbe) programmato altri investimenti per il 2023 e per il 2024. Si parla, ad esempio, di investimenti per 30 milioni di euro solamente nel sito produttivo Whirlpool di Varese.
I lavoratori intanto attendono di conoscere quello che sarà il loro futuro. Il 2022 si chiuderà nello stabilimento di viale Toselli con circa 120 mila pezzi prodotti in meno rispetto al 2021: lo scorso anno erano stati 520 mila, quest’anno saranno 400 mila. Per la prima volta dopo due anni a Siena sono stati riattivati gli ammortizzatori sociali e la fabbrica è rimasta chiusa per una settimana prima ad agosto, poi a settembre e infine a novembre. La produzione è calata ma le esportazioni verso alcune zone geografiche, soprattutto verso gli Stati Uniti d’America, continuano a dare buoni risultati.
Gennaro Groppa