Nasce dall’incontro tra l’antico canto romano e il canto gallicano negli anni dell’Impero Carolingio. E’ un canto liturgico interpretato da un coro di voci e da un solista, il cantore.
Ha un ritmo molto vario, non regolare: nelle salmodie e nelle sillabe il suo ritmo proviene dalla parola, nel neuma e nei melismi invece la ritmica proviene dalla melodia.
Simbolicamente è una parte integrante ed efficace per comprendere la Parola di Dio.
L’origine del suo nome è leggendaria. Si pensa che il pontefice romano Gregorio I Magno infatti tra il 500 e il 600 dopo Cristo fece raccogliere i canti sacri nel suo Antifonario.
Questo libro conservato nella Chiesa di San Pietro e assicurato da una catena d’oro, ma sarebbe stato perso durante le invasioni dei Longobardi.
La leggenda fu molto diffusa e diede origine ad una cospicua produzione iconografica.
Studi recenti hanno dimostrato come Gregorio Magno abbia avuto poco a che fare con la nascita di questo canto, il canto gregoriano.
Questo suono dell’Infinito riecheggerà nell’architettura dell’Abbazia di Sant’Antimo. Domani, domenica 3 e domenica 10 Marzo infatti la messa in sarà in canto gregoriano.
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