Beko, il giorno romano: 450 lavoratori in viaggio da tutta Italia per il presidio sotto al Ministero delle Imprese. Gli operai: “Siamo una grande famiglia”

David, Stefania, Fausto, Sauro: nomi dietro ai numeri delle strategie industriali di Beko. Tra loro ci sono voglia di lottare ma anche rassegnazione. Speranza ma anche paura di perdere il posto di lavoro.

Li abbiamo trovati stamani al presidio davanti ai cancelli dello stabilimento di viale Toselli, come accade spesso in questi giorni. Ed insieme a loro abbiamo condiviso il viaggio in bus per arrivare a Roma, alla mobilitazione indetta per il nuovo tavolo tra azienda, sindacati e Ministero delle Imprese. Sono 450 dagli stabilimenti di Siena e di Comunanza, di Fabriano e di Carinaro e si aspettano che quello di oggi sia un incontro decisivo per il futuro dei lavoratori. Da Siena presente anche una delegazione di studenti del gruppo universitario Cravos e di precari dell’ateneo

“Per tanti l’impianto è una parte fondamentale dell’esistenza, perché rappresenta un sostentamento economico imprescindibile – dice David Poggialini, che in viale Toselli lavora dal 1999 – . Ci sentiamo uniti come una famiglia, ed è per questo che per l’impianto è così importante”.

Altri, come Fausto Panerai, sono più disillusi.

“La situazione è drammatica. Prima pensavi che ci fosse ancora una possibilità, ma adesso sai che la fabbrica chiuderà – racconta- . Vai a lavorare e ti chiedi: che futuro ho qui? Se non cambia nulla, tra pochi mesi sarò fuori. Ti rendi conto che a breve potresti ritrovarti in mezzo a una strada, e nel frattempo devi ancora andare lì dentro. Non hai stimoli, non hai niente”.

Tra gli operai c’è chi fa forza sul sostegno della famiglia: “Stamattina mio figlio, che ha 9 anni, mi ha detto: “Mamma, vedrai, non ti preoccupare, andrà tutto bene.” Sapeva che sarei andata a Roma, è informato perché legge i giornali – fa sapere Stefania Fontani, che da 26 anni lavora al sito – , vede la televisione e ne parliamo anche in casa. Spero davvero di tornare con una bella notizia, per lui e per tutti noi”.

L’incertezza sul futuro però si fa sentire anche dentro le quattro mura.

“A volte la tensione prende il sopravvento, e magari mi capita di rispondere in modo non corretto a mia moglie, anche se lei non ha colpe – afferma Sauro Perinti, nell’impianto dal 1991 – . Ma ritrovarsi alla mia età a dover cercare lavoro è una situazione pesante. Si vive con l’angoscia. Da una parte, vorrei solo che questa storia finisse il prima possibile, almeno per sapere dove andremo a finire, perché restare sospesi così è insopportabile”.

Marco Crimi