Beko, il golden power salva i lavoratori ma solo per il 2025. E per Siena non vale più: arringa di Urso in Parlamento

Il golden power tutela la salvaguardia occupazionale della Beko ma fino al 31 dicembre 2025: in un question time al Senato il ministro delle Imprese Adolfo Urso aggiunge un altro tassello a quello che è ormai diventato il mistero dell’anno.

E cioè il sapere cosa prevede questa misura, che era stata venduta in campagna elettorale per le comunali come la panacea di tutti i mali per il destino di 299 lavoratori senesi.

Incalzato dalle domande del senatore di Azione Carlo Calenda, Urso sottolinea alcuni risultati: “Grazie al nostro impegno – è l’incipit dell’intervento – l’azienda ha confermato a Siena la produzione fino al 31 dicembre 2025, assicurando la tutela dei livelli occupazionali per l’anno in corso, come in tutti gli altri stabilimenti italiani. Nessuno è stato licenziato. Questo è un dato concreto, che risponde esattamente a quanto dissi, in quell’occasione (una precedente interrogazione dello scorso dicembre, ndr). Ma il senatore interrogante ha deciso di travisare quelle mie parole per alimentare una polemica strumentale”.

Il ministro ha poi spiegato che il golden power “non potrà riguardare l’impianto di Siena perché manca il presupposto necessario per poter esercitare lo strumento: la sovrapposizione delle produzioni con altri siti della Ue. La struttura non è più di proprietà dell’azienda, per una vicenda che risale ai fatti di Monte dei Paschi di Siena, il più grande scandalo bancario del Paese. Ed inoltre ha un canone alto e fuori mercato. Una condizione che, se non rimossa, avrebbe pregiudicato qualsiasi attività produttiva”.

Urso ha quindi annunciato che il prossimo mercoledì incontrerà Regione e Comune “per trovare una soluzione sulle disponibilità dell’immobile, senza la quale non si possono svolgere attività produttive”.

Il ministro ha quindi ricordato di essere all’opera per trovare garanzie per gli operai senesi fino al 2027, nell’attesa di nuovi investitori. “Nelle prossime ore sarò in Turchia in quella che spero sia la missione decisiva”,  ha quindi concluso parlando del piano da 300 milioni di investimenti e della trattativa per Cassinetta e Comunanza.

“Non mi sembra che i dipendenti abbiano capito questo – la controreplica di Calenda – Ho l’impressione che abbiano invece percepito che lei abbia voluto salvaguardare il lavoro, anche esprimendosi in modo deciso e pomposo, come fate sempre. Non che avessero un anno per trovarne un altro. Allora, caro ministro, la verità è una, e lo ripeto: lei ha mentito ai lavoratori. Un ministro dello Sviluppo Economico che mente ai lavoratori, in un paese normale, si dimette”.

Marco Crimi