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Beko, in quattrocento al corteo contro la chiusura del sito. La Regione: “Ora al Governo servono i patrioti”

“Non molliamo mai”, “Lavoro, lavoro”, ha urlato il serpentone di quattrocento persone che stamani da La Lizza ha fatto il giro della città per chiudere in piazza Salimbeni.

Stavolta all’ennesimo appello per la difesa dello stabilimento Beko Europe di Siena non è mancato nessuno: accanto ai trecento lavoratori erano presenti Nicoletta Fabio e gli altri sindaci del territorio, la presidente della provincia Agnese Carletti, i parlamentari di riferimento del Senese come Francesco Michelotti e Silvio Franceschelli.

E poi l’arcivescovo Augusto Paolo Lojudice, l’europarlamentare Dario Nardella, l’assessore regionale alla sanità Simone Bezzini, consiglieri regionali e comunali. Non mancavano nemmeno i dipendenti di altre aziende. C’è anche chi, come gli operai della Gkn di Campi Bisenzio e della Paycare di Monteriggioni, ha vissuto o sta vivendo situazioni simili a quelle del personale di viale Toselli.

Tra le vie della città si sente cantare l’inno di Mameli, il canto della Verbena, la Marcia del Palio e poi Bella Ciao. “Al Governo chiedo attenzione. Qui è in gioco la dignità del Paese. Vogliamo i patrioti in piazza a difendere l’interesse nazionale perché è così che si difende. Bisogna proteggere l’Italia da un’aggressione che non arriva dai barconi, ma da chi sta comodo in business class di lusso”, ammonisce il consigliere del presidente di Regione Toscana Valerio Fabiani dal palco allestito davanti alla Rocca.

“Non accetteremo che l’azienda venga per mitigare una storia già scritta. Questa storia è da riscrivere. Per lo stabilimento non ci sarà nessun cambio d’uso. Lì c’è stata l’industria e li deve rimanere”, ha proseguito, assicurando poi che la Toscana conferma di sicuro il programma di formazione dei dipendenti sottoscritto con i sindacati”.

Per il sindaco di Siena Nicoletta Fabio “dalla città è arrivata una risposta evidente” perché “i lavoratori sono simbolo della città stessa”. Il primo cittadino “ha chiesto di lottare ad ogni livello, ognuno per la propria parte”. E sull’attivazione del golden power, ha continuato, “questa misura è stata attivata per costringere l’azienda a mettersi a sedere e trattare”.

Sul golden power è intervenuto anche il parlamentare di FdI Francesco Michelotti “quella dell’Esecutivo è stata una forzatura per aprire almeno un tavolo di trattative. Ricordo che in Polonia Beko ha chiuso senza concertazioni”.

Impegno è stato promesso dalla presidente della provincia Agnese Carletti: “L’ente è qui per sostenere i dipendenti in una battaglia di civiltà. Un’azienda straniera non può appropriarsi della nostra storia e portarla via senza spiegazioni”.

L’europarlamentare del Pd Dario Nardella ha annunciato che avrà “un contatto diretto” con i vertici della compagnia. “Agli inizi di febbraio andrò a Istanbul, ho già parlato con il sindaco, e chiederò di incontrare la famiglia proprietaria di Arcelik”.

Il senatore del Pd Silvio Franceschelli dal palco ha accusato “di non aver garantito la continuità occupazionale” il Governo ed ha promesso ai dipendenti “di non abbandonarli mai”.

“Non conosco le trattative e sono all’oscuro – le parole del cardinale Lojudice- . Per me vale il principio per cui, per quanto possano valere le proprie ragioni, determinare il licenziamento di centinaia di dipendenti è un dramma che investe tutti noi”.

Al microfono si alternano rappresentanti sindacali e segretari delle sigle di categoria. “Dopo l’incontro del 20 novembre – è l’incipit dell’intervento di Maurizio Matera, della rsu della Uilm Siena – ho avuto una rabbia incredibile. Non possiamo permetterci piani drammatici. Abbiamo diritto al lavoro e alla continuità produttiva”.

“Il Governo deve intervenire per il territorio e per i nostri figli”, dice Carlo Bianco, della Rsu Fim Cisl Siena.  “Correndo dietro ai turchi si sbaglia strada – avverte Stefano Borgogni della rsu Fiom Cgil Siena – . Dentro all’impianto siamo una famiglia. Non sono mai cosi dati fiero di rappresentarvi”.

MC

marco crimi

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