Su Beko Europe la Commissione europea “non ha il potere di interferire nelle decisioni assunte dalle imprese in materia di ristrutturazioni” ma “presenterà , elaborandola insieme alle parti sociali, una tabella di marcia per posti di lavoro di qualità , che sosterrà salari adeguati, buone condizioni di lavoro, possibilità di formazione e transizioni professionali eque per i lavoratori subordinati e autonomi, in particolare aumentando la copertura della contrattazione collettiva”.
Ed inoltre “nei casi in cui gli esuberi non possano essere evitati, può intervenire il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione per i lavoratori espulsi dal lavoro, purché lo Stato membro presenti domanda e siano soddisfatti i criteri definiti nel regolamento”.
Ad assicurarlo è la vicepresidente esecutiva dello stesso organo Roxana Minzatu. L’eurodeputata ha risposto ad un’interrogazione presentata dal gruppo dei Socialisti e democratici, che vede tra i primi firmatari gli europarlamentari del Pd, come Dario Nardella e Nicola Zingaretti.
Il fondo nello specifico “punta a sostenere misure di politica attiva del lavoro e servizi personalizzati: l’obiettivo è accompagnare la transizione dei lavoratori da un posto di lavoro a un altro, aiutandone il ritorno a un’occupazione dignitosa e sostenibile”, spiegano da Bruxelles.
L’atto chiede alla commissione “quali strategie per garantire e promuovere la competitività del settore europeo degli elettrodomestici, in un contesto di calo strutturale dei volumi e aumento dei prezzi delle materie prime, al fine di salvaguardare l’occupazione ed evitare la delocalizzazione?”. Ed ancora si chiede “quali misure si intende proporre per sostenere i lavoratori dei settori più in difficoltà , come quelli di Beko Europe, i cui posti di lavoro sono a rischio” in paesi come l’Italia.
La risposta al documento, che è stato presentato al Parlamento europeo, è di primario interesse per Siena e per i trecento lavoratori dello stabilimento di viale Toselli.
Tre i punti in cui si divide l’intervento di Minzatu. Al primo appunto viene ricordato che a livello comunitario si può fare poco per ostacolare la multinazionale turca nella sua scelta di chiudere alcuni impianti a fine anno. “La libertà di stabilimento è uno dei pilastri del mercato unico”, afferma Minzatu, che però sottolinea anche come “diverse direttive stabiliscono tuttavia prescrizioni minime per quanto concerne i diritti dei lavoratori e la loro partecipazione ai processi di ristrutturazione delle imprese” e cita la direttiva sui licenziamenti direttivi e quella sui trasferimenti d’imprese.
Minzatu aggiunge che la Commissione “invita anche gli Stati membri a sostenere con mezzi adeguati l’attuazione del quadro per la qualità delle ristrutturazioni”.
La vicepresidente osserva anche come il settore comunitario degli elettrodomestici “potrà trarre beneficio dalle iniziative volte a rafforzare la competitività e la resilienza dell’industria dell’UE, in particolare da quelle che riguardano le condizioni del mercato delle materie prime. Al centro di questo impegno – aggiunge- sono le iniziative intese a sostenere le transizioni verde e digitale in modo che le imprese siano in grado di soddisfare la domanda crescente di beni più rispettosi dell’ambiente e possano garantire importazioni che siano in linea con le norme verdi del mercato unico”.
“Negli sforzi regionali – continua – in materia di innovazione e sviluppo delle competenze per il conseguimento di questi obiettivi possono essere impiegate le fonti di bilancio consolidate dell’UE”.
Marco Crimi