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Beko, stop alla produzione il 28 novembre. I sindacati: “A gennaio resteranno 170 lavoratori”

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Si attendeva solo l’ufficialità. Adesso, dopo un incontro tra sindacati e azienda, è arrivata anche quella: Beko cesserà la produzione a Siena il prossimo 28 novembre.

A un anno dall’inizio della vertenza, le macchine della multinazionale si fermeranno definitivamente. Subito dopo inizieranno le operazioni di sgombero dello stabilimento di viale Toselli, seguite dalle attività di bonifica previste per la metà del prossimo anno.

Quella del 28 novembre non sarà una giornata qualunque nemmeno per gli operai, che parteciperanno a una grande iniziativa di sensibilizzazione, con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione e rilanciare la speranza di una futura rinascita del sito.

“Sarà organizzato un evento per segnare la chiusura, dopo un anno di vertenza, coinvolgendo istituzioni, politici e contrade – dice Massimo Martini, Uilm Uil Siena-. Sarà una mezza giornata simbolica, per sancire la fine ma anche lanciare un messaggio di rinascita per l’area e per il futuro parco industriale”.

Intanto prosegue l’emorragia di uscite. Finora sono 117 le cessazioni già confermate, ma secondo le stime sindacali dal primo gennaio resteranno in azienda circa 170 lavoratori, che beneficeranno della cassa integrazione.

Molti hanno scelto di aderire agli incentivi all’esodo: una decisione che i sindacati non si aspettavano, ma che, paradossalmente, potrebbe agevolare la reindustrializzazione. Il numero ridotto di dipendenti potrebbe infatti rendere più appetibile il sito per gli investitori.

Si ritiene che diversi potenziali reindustrializzatori, inizialmente frenati dall’elevato numero di addetti da ricollocare, possano ora rientrare in gioco, affiancando i tre soggetti che hanno già manifestato nero su bianco il proprio interesse per viale Toselli.

Per le organizzazioni sindacali resta comunque una conditio sine qua non. “Auspichiamo che subentri un unico soggetto” anche se “il ministro Urso, quando visitò, la fabbrica aveva paventato la possibilità di creare un parco industriale”, dice Daniela Miniero, della Fiom Cgil di Siena. “Ci sono – ha detto ancora- i presupposti per una reindustrializzazione coerente, senza spacchettamenti che rischierebbero di far perdere diritti contrattuali e tutele”.

Di reindustrializzazione si parlerà anche in consiglio comunale: il prossimo 6 novembre approderà in aula l’argomento della nuova società Comune-Invitalia. La votazione finale che porti alla costituzione di “InviSì”, questo il nome della società, è atteso il 27 novembre.

Marco Crimi