Ci risiamo. Puntuali come l’influenza e il vaccino anche quest’anno la fine dell’anno ha portato rincari ed aumenti.
Ma quest’anno c’è un problema. Serio.
E cioè il fatto che, a naso, sembrano più rincari ed aumenti speculativi (nati all’ombra di un governo che non c’è, quindi facili da smarcare) che non esigenze dovute a situazioni internazionali (guerre, tensioni sopraggiunte) maggior domanda (ripresa economica) ovvero tendenze inflattive proprie di un sistema vivace.
Aumenti non tesi ad investimenti (già compresi nel calcolo dela tariffa, nei conti delle aziende erogatrici) ma, a mio modo di vedere, balzelli spesso ingiustificati per creare sacche di riserve a favore del pubblico: che, per conto suo, né si è riorganizzato né ha operato tagli sensibili.
In particolare oggetto della manovra sono state tre voci di costo per i cittadini e cioè l’energia, il carburante e i pedaggi. Altro discorso per i costi postali, assicurativi e bancari che, agendo in libero mercato, possono essere in qualche modo negoziati o rivisti. Altro discorso ancora sono i famigerati sacchetti di plastica, che forse sono il minore dei problemi se si pensa all’abuso che ne è stato fatto fino ad oggi e al risparmio (in termini di salute dell’ambiente) che ne verrà.
Memori di scelte folli in materia energetica (nucleare) continuiamo a non decidere ed a subire i cambiamenti di umore delle nazioni alle quali siamo sottoposti per esigenze che non riusciamo, per colpa, a colmare. E anche quando siamo trattati bene e non subiamo le pressioni esterne vediamo bene di rovinare il meccanismo, per paura.
E allora ritocchiamo le tariffe perché, per dirla come chi ci amministra, “…. alla base del rialzo del +5% del gas vi è la prevista maggiore domanda per i mesi invernali, mentre l’incremento del +5,3% per l’elettricità è causato, tra i vari fattori, anche dagli oneri per la sicurezza del sistema elettrico, che così vengono scaricati interamente sui consumatori…”
Appunto. Ti chiedo di più così cado da ritto. Oppure ci finanzio il sistema.
Viva sempre e per sempre, l’Italia.
Luigi Borri