“Cambiamento climatico, l’Europa è il blocco più attivo. Non perdiamo terreno”: appello di Riccaboni nel decennale dell’Agenda 2030

“Europa, pur con qualche errore, è stata il blocco più attivo sul fronte climatico. Non dobbiamo permettere che perda terreno o che rinunci a questo obiettivo” . È l’appello che arriva da Angelo Riccaboni, presidente del Santa Chiara Lab dell’Università di Siena e di Fondazione Prima, a dieci anni dall’adozione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Riccaboni c’era quel 25 settembre 2015 a New York, in rappresentanza di un’organizzazione internazionale. “Fu un giorno fantastico – ricorda –. Tutto cominciò con l’intervento del Papa. Qualche mese prima, a giugno, Francesco aveva pubblicato l’enciclica Laudato si’, con parole chiarissime: il cambiamento climatico è causato dall’uomo e non c’è ecologia senza antropologia. Vuol dire che dobbiamo prenderci cura dell’ambiente, ma senza dimenticare le persone, che restano il centro di tutto”.

In Aula, dopo il Pontefice, parlarono i grandi leader: Angela Merkel, Matteo Renzi, Barack Obama, Frans Timmermans per l’Unione Europea. “Tutti promisero impegno sull’Agenda 2030, con i suoi 17 obiettivi e 169 target”, ricorda Riccaboni. Da lì si aprì un percorso che portò pochi mesi dopo, nel dicembre dello stesso anno, alla firma dell’Accordo di Parigi, con l’impegno di quasi tutti i Paesi – tranne gli Stati Uniti – a contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5 gradi, massimo 2, rispetto all’era preindustriale.

Il 2015 fu anche l’anno di Expo Milano, che riportò al centro del dibattito mondiale la sostenibilità dei sistemi agroalimentari. “Un anno mirabile”, lo definisce Riccaboni. Ma i dieci anni successivi, aggiunge, “non sono stati all’altezza delle promesse”. Non siamo in linea con gli obiettivi fissati, la situazione geopolitica è peggiorata e ancora oggi ci sono leader che negano l’esistenza stessa del cambiamento climatico. “Eppure i dati sono inequivocabili – insiste –: eventi estremi, ondate di calore, grandinate, tutti gli indicatori dicono che il fenomeno è in atto. Non solo non stiamo facendo abbastanza, ma c’è chi mette perfino in dubbio la realtà del problema”.

Per questo Riccaboni invita a non abbassare la guardia. “L’Europa, pur con qualche errore, è stata il blocco più attivo sul fronte climatico. Non dobbiamo permettere che perda terreno. I segnali di continuità ci sono: forse con un approccio meno ideologico e meno burocratico, ma la direzione deve restare quella”.

Katiuscia Vaselli