Mentre nasce, per colmare il vuoto lasciato dall’abrogazione dei voucher, il disegno di legge contenente le ‘Disposizioni in materia di lavoro breve, di lavoro intermittente e di responsabilità solidale tra committente e appaltatore’, che porta la firma dell’ex-ministro del Lavoro Maurizio Sacconi e dei senatori Giancarlo Serafini, Hans Berger, Roberto Formigoni e Franco Panizza, la Gassa di oggi si concentra su quanto invece fosse importante lo strumento dei voucher per sopperire anche al tanto lavoro nero.
Ebbene sì. Chi di voucher ferisce, di voucher perisce. La novità tanto declamata è da oggi parte del passato, rottamata in tempi brevissimi dalla stessa parte che l’aveva fortemente voluta. La cosa paradossale è che, con l’abolizione dei voucher, si è scontentato tutti: i sindacati perché non aggiunge niente alla precarietà del lavoro che oggi impera nel mondo imprenditoriale, gli imprenditori (soprattutto gli stagionali) perché toglie opportunità importanti di competitività e riposizionamento, i lavoratori perché molti di loro di fatto il lavoro, con questa abolizione lo perdono. E allora mi domando perché lo Stato, per l’ennesima volta, non solo dimostri la sua debolezza scendendo a compromessi su un tema dove di dovrebbe salvaguardare il cittadino nella sua generalità ma anche preferisca, per inettitudine nei controlli, buttare via il bambino con l’acqua sporca.
Si: perché il problema è questo. Non si riesce a controllare in maniera seria ed allora si pensa che sia meglio abrogare: due errori però non fanno un’opportunità così come in matematica due negativi fanno un positivo. E allora succede che le persone restano senza stipendio. I voucher non erano sbagliati: andavano solo controllati, come sarebbe giusto venisse fatto in tutte le attività del pubblico (legge) rispetto a quelle del privato (impresa) . Controllo giusto ma fermo, corretto ma deciso . Ma così non è stato possibile fare. Perché noi siamo quel paese che quando riusciamo a trovare una soluzione anche corretta ai problemi preferiamo abrogarla, perché poi non riusciremmo a governarla in maniera corretta. Viva l’ Italia.
Luigi Borri
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