Molto spesso lo straordinario ama celarsi dentro l’ordinario. Si occulta, si sottrae alla vista, scompare. Come una debole onda del mare che ci bagna i piedi e poi viene assorbita dalla sabbia. E così dimentichiamo che al di sotto della superficie della vita – conosciuta, quieta, perfino rassicurante nel suo grigiore – si nascondono l’inatteso e l’impensabile. Forse è anche per questo che le famiglie finiscono tutte col somigliarsi, perché il nostro sguardo di osservatori, quando si posa su di esse, è interamente catturato da ciò che delle loro esistenze s’offre allo sguardo, anche a uno sguardo veloce e distratto: nascite, battesimi, feste di laurea, fidanzamenti, matrimoni, separazioni, compleanni, funerali. Tutto risulta uniforme, tutto risulta ripetitivo. Tutto risulta uguale. Come in uno dei tanti libri domestici diffusissimi a Firenze già a partire dagli ultimi anni del Duecento. Fino a quando – a volte succede – quella superficie compatta di abitudini, ricorrenze, quotidianità, si spezza, come fa il ghiaccio quando la temperatura s’alza, e attraverso le crepe lo straordinario irrompe dentro i giorni di vita, li riscrive, li arricchisce di un significato nuovo, scompagina convinzioni e sentimenti. “Legami nascosti”, il primo romanzo di Christian Riccucci, ce ne offre una delicata e intensa conferma. Al centro del libro, infatti, ispirato a una storia vera e arricchito di una ricca appendice di testimonianze (fornite da Mariangela Papini, Maria Aurora Misciattelli, Letizia Gettatelli, Franco Moggia, Patrizia Turrini, Massimo Bianchi, Katiuscia Vaselli), abbiamo l’incontro a Siena, il 13 febbraio 2016, di due donne anziane. Queste due donne sono Franca Riccucci (torraiola) e Ilde Masti (brucaiola), che solamente da pochissimo tempo hanno scoperto, grazie alla tenace ricerca-inchiesta del nipote Christian, di essere sorelle, nate l’una nel 1929 e l’altra nel 1935. Il rimpianto del loro tardivo ritrovarsi, la gioia esaltante, perché non prevista né prevedibile, legata al sapere, al toccare con mano, al sentire che qualcosa della prima è anche nella seconda e viceversa (l’inflessione della voce, il taglio degli occhi, il sorriso aperto): la vita sa veramente sorprenderci e innamorarci. E dolce è per un senese avvertire che in questi momenti “fuori dall’ordinario”, che anche in questi momenti, la contrada (in questo caso la contrada della Torre) è testimone ed è partecipe dell’emozione dei suoi figli. Il passo che segue è tratto dalla prefazione curata da Christian Riccucci.
“Alcune vicende familiari meritano di essere raccontate, affinché le peculiarità che le contraddistinguono siano condivise tra più persone possibili. E se poi terminano in modo inaspettato, scriverle diventa ancora più appassionante. È il 13 febbraio 2016 quando a Stazzema, da un mulino antico e ben ristrutturato, una signora piuttosto in là con gli anni ma lucida e sorridente saluta i suoi dieci cani e sale in macchina con la figlia Mariangela per avviarsi verso Siena. Sono diversi anni che Ilde non torna nella sua città natale, quella città in cui è cresciuta e che nel 1964 ha lasciato per seguire il marito, originario della provincia di Massa Carrara. Le due donne iniziano a percorrere prima le curve strette della strada di Cardoso, dalla quale si scorge la neve sulle vette delle Alpi Apuane, per poi addentrarsi nell’autostrada. Il tragitto per arrivare a Siena non è lungo, al massimo due ore di tempo e, nonostante la giornata sia fredda, il sole splende sereno quasi a presagire qualcosa di straordinario che di lì a poco sta per accadere. Ma la storia che voglio raccontare inizia qualche mese prima, a fine giugno 2015, proprio nel cuore della città del Palio, nel rione della contrada della Torre, in una mattina calda durante la quale la sirena di un’ambulanza mi sveglia improvvisamente. Scendo dal letto, corro alla finestra e mi accorgo che l’ambulanza è parcheggiata proprio lì, davanti al portone d’ingresso del palazzo di fronte al mio, il palazzo in cui vivono i nonni”.
Christian Riccucci, Legami nascosti, Extempora edizioni, Siena 2018
a cura di Francesco Ricci
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