Sorride, parla spedita e schietta come ha sempre fatto e per un attimo dimentichiamo che Rita Mazzini, la sorella di don Savino, storico parroco di Taverne e Arbia scomparso nel 2019, oggi compie cento anni. E’ nata infatti al Bagnaccio vicino a Sant’Ansano l’11 novembre del 1921. Quattro fratelli e oggi è l’unica rimasta in vita. Quando la contattiamo telefonicamente per farle gli auguri e parlare un po’ con lei è davvero contenta. Non nascondiamolo ma ci conosciamo da una vita e tra noi c’è tanto affetto per un passato importante che ci lega profondamente.
“Come ho fatto ad arrivare a questa età?” si domanda e domanda. Nessuno, tanto meno lei, lo avrebbe immaginato. Lo afferma apertamente.
Rita è ,ed è stata, una istituzione per una comunità oggi cresciuta in maniera esponenziale ma che tanti, tanti anni fa, contava solo una manciata di case tra Taverne e Arbia, due paesi limitrofi che incidono su altrettanti Comuni. C’era arrivata giovanissima insieme al fratello “prete” come lo ha sempre chiamato. Una lavoratrice instancabile e soprattutto capace di gestire per una vita l’asilo parrocchiale. “C’ho lavorato per 47 anni. I miei bambini”. Oggi sono donne e uomini adulti e qualcuno è perfino andato oltre frontiera e proprio uno di questi, come racconta Rita, “ha chiamato dalla Spagna per farmi gli auguri. Come sono contenta”.
Cento anni scanditi da ricordi a volte dolorosi, ma lei, come ha sempre fatto, affronta la realtà con la solita ironia e soprattutto capace di guardare in faccia il presente senza timori. “Eravamo quattro fratelli e siamo stati tutti battezzati a Sant’Ansano. Quando don Savino fu mandato in questa parrocchia io lo seguii. Mi ha sempre detto fino alla sua morte che se non ci fossi stata io non avrebbe mai accettato. Lui era bravissimo a studiare, ma per le cose pratiche… Lasciamo stare. Gli preparavo perfino le vesti”.
Rita nel suo parlare esprime un desiderio: “voglio essere sepolta a Presciano. Il posto che mi piaceva l’hanno già preso, ma ce ne sono altri e quindi andrò a fare compagnia ai tanti con i quali in vita ci siamo voluti bene”.
Rita fino all’estate scorsa ogni giorno percorreva a piedi quasi tre chilometri. Una camminatrice infaticabile. Anche ora fa lo stesso? domandiamo. “Purtroppo no, perché qualche tempo fa ho avuto un leggero malessere. Con l’età sono diventata mezza sorda e non ci vedo molto bene. La vecchiaia è un brutto male. Il cervello comunque ce l’ho. Se mi levano anche questo sono finita”. Che regalo vuole per i suoi cento anni”. “L’ho già scelto. Faccio dire una messa per tutti i miei morti sabato prossimo. Ho scelto le letture e coloro che devono leggerle. Sono felice così. Grazie per esservi ricordati di me”.
Anche noi della redazione vogliamo fare gli auguri a Rita con una celebre frase di Lincoln “Non sono gli anni che contano nella vita, ma è la vita che metti in quegli anni”. E Rita ha davvero dato tanto senza mai risparmiarsi.
Cecilia Marzotti