Mafia. Fa tremare, incute timore, crea un profondo stato d’angoscia e richiama alla mente immagini di distruzione, sangue e morte. Ma c’è un modo per spazzare via la paura: l’amore. Ed è proprio di amore che si è parlato questa mattina durante la seduta straordinaria del Consiglio Comunale. A parlarne, a sviscerarne le dinamiche, è Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, che ha riempito le menti ed i cuori di tutti i presenti, tanti giovani, con le sue parole.
L’iniziativa nasce per volontà dei componenti della sede comunale, da una nota del consigliere Ernesto Campanini dove è stata richiesta una manifestazione di solidarietà al magistrato Antonino di Matteo, soggetto a minacce di morte da parte della criminalità organizzata, al quale è stato consegnato un attestato di civica riconoscenza. Tra i protagonisti, i tanti giovani studenti delle scuole senesi. Tale scelta vuole esprimere, da parte della città di Siena, gratitudine per l’impegno profuso.
Toccante il lungo discorso di Salvatore Borsellino: “Profonda emozione. Io, dopo la morte di mio fratello, ho parlato a migliaia di giovani, ma sono abituato a farlo nelle scuole, nelle palestre, in altri contesti. Essere in luoghi come questo, non mi succede spesso e mi rende profondamente emozionato. Qui rappresento mio fratello e Antonino di Matteo”.
Ed il pensiero di Borsellino non può che rivolgersi anche ad un altro grande e compianto protagonista della lotta alla criminalità. “Sono fratello di Paolo, ma non vuol dire nulla. Significa essere nato dalo stesso padre e dalla stessa madre, ma essere fratelli vuol dire ben altro. Condividere le stesse lotte, lo stesso pensiero. Il vero fratello si chiama Giovanni, Giovanni Falcone. Ha perso la vita 57 giorni prima di Paolo”.
Si alza forte il grido di Borsellino, un grido che scuote, che vuole far riflettere, sopratutto su quella criminalità tanto discussa e che, spesso, si insinua anche nelle istituzioni, in quello Stato che dovrebbe difenderci. “Faccio fatica a sentir parlare di minacce. Purtroppo, queste minacce non sempre arrivano solo dalla mafia, ma anche da ambienti politici che con la mafia colludono e che sono la vera motiviazione di morte di mio fratello, che si è reso conto che chi doveva combattere con lui, in realtà si muoveva in senso contrario”.
Sono famose le parole di Paolo Borsellino, citazioni usate a più riprese. Oggi, Salvatore ha voluto condividerne una, la più importante per lui, quella vergata sulla prima pagina delle Agende Rosse: “Palermo non mi piaceva per questo imparai ad amarla perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare”.
“Paolo non parla di lotta, verità o giustizia – prosegue il fratello, Salvatore Borsellino -. Parla di amore. Qui sta tutta la sua vita, Paolo è morto per amore del suo paese che voleva liberare da questo cancro e ha continuato anche quando si è reso conto che pezzi dello Stato stavano collaborando. Dopo Giovanni, Paolo sapeva che sapeva che sarebbe toccato a lui”.
E di quell’agenda rossa, Salvatore racconta la storia. Un’agenda regalata a Paolo dai carabinieri e lasciata in un cassetto, tirata fuori dopo morte di Giovanni dove annotava le cose rivelate, le infiltrazioni e non se ne separava mai. Forse, in quell’agenza scrisse anche di quei pezzi dello Stato avevano intavolato trattative con i vertici di criminalità organizzata per richiedere voti e appoggio politico.
“Gaspare Spatuzza, ex mafioso e ora collaboratore della giustizia italiana, raccontò che in un garage di Palermo veniva preparata la 126 con cui uccisero mio frattelo. Non c’erano solo mafiosi, ma anche pezzi dello stato deviato”.
“Le mie scelte di vita sono state diverse, io ho deciso di andare via. Credevo di aver trovato un altro Paese a Milano. Oggi mi accorgo che è stata scelta inutile: non esiste un altro Paese. Chi dovrebbe combattere, sceglie di chiedere voti, di colludere. Questo è quello che rende difficilissimo combattere la criminalità organizzata che ha colonizzato tutte le regioni”.
Arianna Falchi