Così Firenze ‘dimentica’ l’attentato dei Georgofili

Alle 1.03 i rintocchi delle campane di Firenze, lenti e pesanti come la morte e i ricordi, arrivavano fino all’anima. I rumori e i suoni di quella notte di 25 anni davanti all’Accademia dei Georgofili fa sono stati forti ed emozionanti. Ma Firenze non c’era…

 

Una video installazione immersiva con immagini e suoni dalla notte drammatica della strage all’Accademia dei Georgofili a Firenze, accompagnata dall’esposizione del primo dipinto distrutto dalla bomba e poi restaurato, L’Adorazione dei pastori di Gherardo Delle Notti. E’ l’iniziativa che gli Amici degli Uffizi, hanno organizzato nella sala di San Pier Scheraggio del celebre museo fiorentino. Sulla tela dell’Adorazione vengono inoltre proiettate le parti mancanti del dipinto, impossibili da recuperare dopo la deflagrazione: un inserto simbolico, realizzato con il fine di ricucire virtualmente le parti dell’opera andate perdute.
L’esposizione, realizzata nel 25mo della strage ed in corso fino al 3 di giugno, è stata presentata agli Uffizi da Maria Vittoria Colonna Rimbotti, presidente degli Amici degli Uffizi, da Eike Schmidt, direttore della galleria, e da Annamaria Petrioli Tofani, la direttrice del museo al tempo dell’attentato. Quello che mostra l’installazione video “è un percorso di tragedia, di commozione e di rinascita -aveva detto Schmidt – che ricorda a tutti il coraggio di chi si è speso per salvare le opere, esaltandone il valore e l’impegno civico”.

Un’esplosione che alle una e zerotre svegliò, stordi, rese Firenze il centro della cultura italiana da colpire. Non c erano obbiettivi precisi, si voleva colpire l’identità culturale italiana. Firenze sprofondava in Sicilia, diventava città ormai non più isola felice cullata dall arte e da quel fiume che la circondava. Il messaggio era chiaro: la bellezza italiana è in guerra e deve rispondere. Non bastava più uccidere un giudice o un giornalista, era necessario ammazzare l orgoglio italiano.

A distanza di 25 anni sappiamo che, oltre il cordoglio per le vittime di quel 27 maggio, non esiste alcuna forma di rinuncia alla libertà nazionale. Nessuna ferita è rimasta tale, nessun disastro, semplice e meschino, ha tolto quella vera identità nazionale legata alla produzione Artistica, unica al mondo. L’ignoranza della mafia ha trovato la propria tomba in via della Lambertesca quel 27 maggio del 1993. In quel momento ha perso la propria dignità, con quel botto ha dimostrato quanto ignorante possa essere l ambizione di uccidere una cultura millenaria. Quanto dietro alla restauro delle opere danneggiate e recuperate si celi una forza talmente grande da riuscire a sopportare anche una Firenze assente ad un ricordo che non deve essere come vorrebbero. La cultura italiana è viva e ancora recuperabile, gente di buona volontà schiaccia le mafie ignorando celebrazioni che anche solamente da lontano possano richiamarle.