Alessandro Melissa vive a Buonconvento dal 25 agosto scorso. Perché non ha origini senesi: lui, sua moglie e sua figlia, una bimba di 9 anni, sono arrivati da Amatrice dopo la terribile notte del terremoto che ha squarciato il centro Italia. Ciò che è successo quella notte è cronaca purtroppo nota a tutti. Ciò che succede ora, a riflettori spenti, è compito dei giornali raccontarlo. Perché non venga dimenticato il grande lavoro fatto, il sostegno dato alle comunità colpite dal terremoto ma anche per non scordare, nessuno di noi deve farlo, che la ricostruzione sarà lunga e che ad oggi la situazione è disastrosa. Alessandro Melissa vive a Buonconvento dal 25 agosto scorso. Vive qui con la famiglia, dopo aver perso casa e lavoro. Per il momento resteranno lì nella loro casa presa in affitto finché la loro bambina non terminerá l’anno scolastico. Una storia che ci arriva direttamente da Amatrice. Riportiamo testualmente il messaggio “Ho visto dal vostro giornale pubblicate belle notizie riguardanti i miei compaesani aiutati dalle associazioni di Siena. Volevo farvi presente che nella vostra provincia ed esattamente a Buonconvento vivono dal 25 agosto (…). Volevo segnalarvi ciò affinché voi, organi di informazione, possiate comprendere e far presente le difficoltà di un popolo che sta soffrendo e spera con gli occhi gonfi di lacrime che il domani possa restituire un minimo di vita dignitosa che la natura ha portato via”.
Alessandro Melissa, cosa è successo dopo quella terribile notte del 24 agosto?
“La mattina, subito, abbiamo chiamato il fratello di mia moglie, che lavora alla questura di Siena. Eravamo sconvolti. Lui ci hanno proposto di stare per qualche tempo con la sua famiglia, a Buonconvento. Soprattutto per non far vivere alla bambina lo strazio di vedere la sua casa distrutta, il suo paese ridotto a un cumulo di macerie. Prima sono venuti a prendere la bambina, poi io e mia moglie, che lavoravamo in un supermercato, anche quello andato distrutto, abbiamo deciso di trasferirci. Lavoravamo in quel supermercato, avete presente, le cui immagini hanno fatto il giro del mondo. Da settembre abbiamo una casa in affitto”.
E adesso cosa farete, rimarrete qua o sperate di tornare a casa?
“Inizialmente abbiamo pensato di fermarci qua. Amatrice non ce la farà presto, al momento non c’è più niente. Il supermercato riaprirà con poco personale: se prima eravamo 9 dipendenti, ora ce ne saranno solo 4. Il proprietario ci ha fatto capire che abbiamo perso il lavoro. La nostra casa è inagibile e attualmente siamo in cassa integrazione. Andiamo avanti con una cifra misera, settecento euro mia moglie e ottocento io. Abbiamo comprato casa nel 2010 e ora ci ritroviamo il mutuo sulle spalle. I nostri risparmi li avevamo investiti in casa per comprare alcuni mobili e fare dei lavori. Prima che tutto andasse distrutto”.
Come vi ha accolto la popolazione di Buonconvento?
“Appena siamo arrivati sia conoscenti di mio cognato che persone a noi estranee ci hanno dato tutto, dai vestiti per la bambina e per mia moglie a qualche piccola somma per andare avanti. Ci siamo sentiti protetti, qua c’è una forte solidarietà, inesauribile. Il parroco con una cena di beneficenza ci ha dato cinquecento euro, mentre i colleghi di mia cognata hanno fatto una colletta per garantirci altri soldi. Qua dobbiamo pagare un affitto, anche se fortunatamente il comune di Amatrice ci dà un sostegno: per chi decide di prendersi una casa autonomamente viene data una piccola somma, altrimenti si può scegliere di stare in albergo”.
E voi avete deciso di stare per un po’ lontano dal vostro paese, per evitare ancora dolore…
“Si, soprattutto per la nostra bambina. Ha 8 anni e non si dimenticherà tanto facilmente di quella notte. È ancora scioccata per quanto è successo. Sa tutto e ha capito tutto. Per questo abbiamo preferito non riportarla negli stessi ambienti. L’abbiamo segnata a scuola, sta facendo anche il catechismo. Perlomeno si distrae e non pensa a quella notte maledetta”.
Quando vi sarà assegnata una nuova casa, deciderete di tornare ad Amatrice?
“Vedremo quando si smuoveranno le situazioni. Le prime casette sono pronte da dicembre ma non riescono a consegnarle, anche se sono già state assegnate. Non prima di giugno saranno pronte le altre. La richiesta è di 460 case, ma ancora non si muove nulla e le casette che sono state consegnate sono davvero pochissime rispetto alle famiglie che sono rimaste senza casa. La nostra speranza però è di tornare ad Amatrice. La nostra casa verrà abbattuta e ci sarà la ricostruzione. Ci vorranno almeno 10 anni per rimetterla su. Quindi possiamo solo aspettare queste casette di legno e sperare di ricominciare a vivere”.
Che cosa farete in attesa della ricostruzione?
“Per adesso sia io che mia moglie siamo in cassa integrazione, fino a luglio. Qua mi hanno offerto un lavoro, in una ditta di surgelati che consegna anche ad Amatrice. Non conosciamo ancora tanta gente, abbiamo provato a lasciare qualche curriculum. Per adesso stiamo cercando di riprenderci poco a poco, nella speranza di far felice nostra figlia, nonostante la brutta situazione in cui siamo. Per fortuna abbiamo trovato tanta solidarietà e tanti aiuti concreti. E questo ci fa credere che ci sia ancora una speranza”.
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