Lo avevamo scritto, lo scorso febbraio, dopo aver naturalmente verificato la notizia: il caso del mostro di Firenze è stato riaperto. Tuttavia avevamo seguito, e continuiamo a farlo, la nostra strada. Diversa dalle altre, diversa da sempre. Intuizioni legate a fatti concreti che sembrano banali ma che non hanno mai avuto spazio (se non nelle fasi iniziali) nella letteratura né nel processo che alla fine trovò i colpevoli in Pietro Pacciani e nei compagni di merende.
No, noi abbiamo seguito altro, abbiamo azzardato seguendo anche la fantasia ma la fuga di notizie dello scorso 19 agosto (ne ha parlato il Corriere Fiorentino) ci è sembrata successiva a un fatto estremamente singolare.
Gli appassionati – e sono tanti, ne abbiamo polso controllando l’andamento degli articoli che riguardano questo tema – non hanno mai smesso di cercare la verità. Noi con loro. Abbiamo sempre pensato e scritto che l’esito del processo per noi non era la lettura che aveva davvero reso giustizia alle vittime del mostro di Firenze.
All’improvviso ecco spuntare una pistola, molto usurata. E’ il giorno di ferragosto, la trova per caso una turista. Proprio nel cuore della storia di quegli anni di sangue e orrore, nel Mugello. Lungo una strada molto battuta, non certo un sentiero ricoperto di vegetazione fitta. Come ci è arrivata lì? Pare impossibile pensare che fosse in quel luogo da trent’anni o giù di lì.
Siamo andati, perché era doveroso verificare e sapere. Da fonti non ufficiali abbiamo avuto la conferma del ritrovamento, l’indagine che viene seguita dai carabinieri del Ros, l’arma inviata al Racis di Roma per effettuare perizie balistiche e analisi che possano confermare o meno se si tratti di quella Beretta calibro 22 LR, quella usata dalla mano assassina negli anni del mostro di Firenze.
Ciò che abbiamo riscontrato, inoltre, è stato lo stesso silenzio che ha coperto i fatti degli ultimi quarant’anni. Ombre che si allungano sugli splendidi scorci di verde brillante, oltre le colline, tra i filari, oltre i rovi carichi di more, fino a toccare le lapidi che ricordano le vittime della follia omicida del mostro.
Negli anni più volte ci sono stati ritrovamenti di pistole analoghe ma mai, fino ad oggi, si è trattato di quella del mostro.
Allora oggi più che mai noi andiamo avanti con la nostra tesi, offriamo ai lettori gli strumenti per la riflessione senza farci carico di ostentare verità che non sappiamo. Noi ragioniamo, seguiamo il filo logico che ci portiamo dietro da quando eravamo bambini e ancor prima di nascere, ciò che ricordiamo di quegli anni e ciò che ragioniamo oggi. Non a caso ieri, anniversario del primo delitto che solo dopo è stato ricollegato agli omicidi del mostro, abbiamo pubblicato una storia (la rileggete qui). E’ la storia in cui crediamo. Quella che nasce a Villacidro (Cagliari) a metà degli anni Trenta. E che vi racconteremo domani.
Katiuscia Vaselli
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