Più che un bilancio di fine mandato, un’arringa. Dopo cinque anni, si concentrano nella conferenza stampa di oggi a palazzo pubblico tutta la gestualità, la persona, il carattere dell’avvocato De Mossi, dell’uomo che pesa sapientemente le parole come dentro l’aula di un tribunale: quaranta minuti di monologo che esprimono più un programma elettorale (alla fine lo fa lui e non i candidati) che un bilancio di fine mandato, con le pause necessarie a separare l’io dal noi, evidenziando con cura la distanza rispetto a quella coalizione di centrodestra che lo ha sostenuto nel 2018 e poco più, arrivando ieri al penultimo consiglio comunale mandando in scena un’immagine triste della politica senese.
Il sindaco lasciato da solo ma mai fino in fondo, mai con decisioni definitive ma solo con parole dette e poi rimangiate. O forse il sindaco ha lasciato per primi da soli i partiti che lo hanno sostenuto? Non spetta a chi scrive la riflessione ma piuttosto a chi legge. Chiaro solo il messaggio dell’uomo Luigi de Mossi che non ci sta a farsi mettere in un angolo, semmai si sposta da solo, e che commenta “queste cose mi fanno sorridere” rispondendo alla nostra precisa domanda sull’argomento. L’uomo De Mossi che precisa “Io ho fatto fuori la sinistra dopo 70 anni”. Io, non il centrodestra. Lo sottolinea con forza.
Per il resto, la sintesi di cinque anni è forse più quella della visione che De Mossi avrebbe voluto per la città.
“Tutti riconoscono quali sono le bugie e quali sono le verità. Siena ora è più in ordine, più forte, più disponibile a guardare il futuro con speranza. Spero che chi verrà dopo di me sappia raccogliere e valorizzare la mia eredità”.
Il racconto di De Mossi del suo governo si conclude con questa affermazione. Nella sua arringa il primo cittadino ha toccato tutti quelli che sono stati, secondo lui, i punti di forza del suo mandato.
Ed è così che il sindaco ha rivendicato di aver risanato il bilancio del Comune, di aver rilanciato con 610mila euro il Siena Jazz che con lui è diventata un’università, di aver messo a disposizione un contributo da 150mila euro per ricapitalizzare Fondazione Monte dei Paschi.
Ed ancora De Mossi ha ricordato quanto messo in campo contro il covid, contro le bollette ed il caro-vita,. Poi c’è stata l’assegnazione di 114 alloggi Erp con ‘Obiettivo famiglia’ , i lavori pubblici, i lavori al Santa Maria della Scala e la nascita della Fondazione, le misure a sostegno di giovani, fragili ed anziani.
Spazio ovviamente anche al Palio, che ha subito due anni di stop proprio durante gli anni di quest’amministrazione, ma che è tornato “alla sua forma e alla sua importanza”, ha evidenziato De Mossi che ha sottolineato successivamente come “se non ci fossero state le modifiche fatte al protocollo e sui farmaci per i cavalli probabilmente la Festa non sarebbe tornata in modo così veemente”.
“Definirei questo periodo come un passaggio dal tramonto degli anni precedenti all’alba di questi giorni”, è il succo della riflessione del primo cittadino. “Quest’amministrazione- ha proseguito – ha governato negli anni più difficili del dopoguerra: quelli della pandemia, del conflitto in Europa e delle crisi conseguenti”.
Il bilancio di fine mandato del sindaco si è mosso lungo quattro linee direttrici in un documento di 56 pagine dal titolo “Contare per Siena”. Nel lungo discorso di De Mossi c’è stato del tempo per affrontare anche quelli che sono stati i temi più delicati.
E gli scricchiolii, che però hanno rischiato di diventare frane, che ci sono state con il Siena Jazz e con il Franci sono state spiegati così: “il Comune di Siena è tornato ad essere un player fondamentale per la città. E con le altre istituzioni abbiamo discusso in modo dialettico per arrivare ad ottenere delle soluzioni”
Katiuscia Vaselli