E’ tempo finalmente di recapitare a casa la busta arancione. Dopo aver aperto ai cittadini il servizio di simulazione e calcolo La mia pensione lo scorso 1° maggio 2015, Boeri ha reso noto che 12 milioni di contribuenti Inps non hanno ancora un’identità digitale. In sostanza, non si sono registrati sul sito www.inps.it per richiedere il codice identificativo ed usufruire del servizio. In particolare, il 42% dei non registrati è under 40 e il 34% ha un’età tra 40 e 50 anni; persone nel pieno del ciclo di vita lavorativo, che non avvertono l’esigenza o, forse, non capiscono, l’utilità di leggere l’estratto conto contributivo e di conoscere la propria stima dell’età pensionabile e dell’importo pensionistico. Così, a metà aprile, sono partite 150 mila missive al giorno dirette ai lavoratori iscritti all’Inps del settore privato, con l’obiettivo chiaro e l’intenzione nobile di rendere consapevoli 7 milioni di cittadini. I dipendenti pubblici, invece, troveranno la comunicazione in busta paga.
Già dal 1996 la lettera, di colore arancione – all’origine dell’attuale denominazione – viene recapitata regolarmente ai lavoratori svedesi. Per Italia, l’obbligo informativo sugli esiti numerici dei contributi effettivamente versati nel primo pilastro, nasce nel 1995, con la riforma Dini e l’introduzione del sistema contributivo. Da allora ad oggi di tempo e di leggi ne sono passati, ma non è cambiata la realtà. In un sistema in cui il futuro pensionistico è diventato una responsabilizzazione individuale, è inderogabile informare che la previdenza è variabile e, invitare, chi non lo fa da solo, a verificare come possono incidere, sul quando e sul quanto pensionistico, la rivalutazione del PIL, l’andamento della carriera, i buchi contributivi per inoccupazione, l’inflazione e ogni altro fattore di rischio. La consapevolezza è, infatti, abbandonare false certezze e essere in grado di stimare un dato mutevole nel tempo, a seconda delle ipotesi sottostanti.
Non dovrebbe stupire allora che chi ha ricevuto la busta arancione, in alcuni casi, possa perdere quel poco di fiducia che ancora serbava nel sistema. Leggere nero su bianco che la propria età pensionabile, sia di vecchiaia, che anticipata, è davvero lontana e che l’importo proiettato è piuttosto ridotto, non è certo una buona notizia. E nemmeno dovrebbe sorprendere che non si stupisce affatto chi, viceversa, aveva già fatto i conti: da diversi anni nel mercato esistono simulatori previdenziali e si discute del problema.
Il primo passo in un paese che vuole educare finanziariamente i cittadini non è solo mostrare come leggere un estratto conto contributivo o come fare i calcoli, seppur importante. La consapevolezza e la serenità si raggiungono con programmi formativi che rendono le persone protagoniste del futuro, che insegnano a progettare e migliorare il domani nel presente, mediante la pianificazione di risorse da destinare a esigenze prioritarie. Anche se il contesto economico incerto e l’attuale dato sulla disoccupazione non danno fiducia soprattutto ai giovani e alle categorie più deboli, dobbiamo pretendere il diritto di imparare a pianificare il nostro futuro, attraverso la corretta gestione del presente. Altrimenti, siamo come un bambino che non sapendo se un giorno riuscirà a correre, non impara neanche a camminare.
Maria Luisa Visione