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Equinozio d’autunno: il 22 settembre tra miti antichi e tradizione cristiana

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L’equinozio d’autunno è l’esatto momento in cui le ore del giorno sono pari a quelle della notte e cade oggi, lunedì 22 settembre alle 20.19 ora italiana.
In quell’istante, il Sole si troverà esattamente allo zenit sull’equatore e il giorno e la notte avranno la stessa durata. L’emisfero boreale entrerà ufficialmente nell’autunno astronomico (quello meteorologico è iniziato dal 1 settembre).

L’inizio dell’autunno astronomico è un momento importante, carico di simboli e di curiosità, molti dei quali antichissimi: luce e tenebre si trovano in perfetto equilibrio, questo vuol dire che fino all’equinozio di primavera nel nostro emisfero prevarranno le tenebre col picco massimo nel solstizio d’inverno, nell’emisfero australe avverrà l’esatto contrario, in una alternanza di forze contrapposte e complementari. In sintesi, l’equilibrio degli opposti.

Fin dall’antichità l’equinozio è stato caricato di significati profondi e simbolici. Per i Greci era il tempo dei “Grandi Misteri Eleusini”, riti che celebravano la discesa di Persefone negli Inferi e il suo ritorno alla luce, metafora di un ciclo di morte e rinascita.

Anche i Romani attribuivano grande importanza all’equinozio d’autunno. L’imperatore Augusto, nato proprio in questa data, fece costruire la più grande Meridiana di Roma. Un progetto che non aveva solo valore pratico: l’allineamento dell’obelisco con l’Ara Pacis creava un legame simbolico tra il sole, la pace e la figura dell’imperatore.

Con l’avvento del Cristianesimo, il riferimento principale divenne San Michele Arcangelo. La sua festa, celebrata il 29 settembre, cade pochi giorni dopo l’equinozio e segna idealmente il passaggio dall’estate all’autunno, ma anche la separazione tra bene e male. Nella tradizione iconografica Michele è raffigurato con due simboli: la spada, che lo rappresenta come condottiero delle milizie celesti nella lotta contro Lucifero, e la lanterna, emblema della luce che guida l’umanità.

L’equinozio d’autunno porta con sé anche un cambiamento nella natura: le giornate si accorciano, gli alberi perdono le foglie, maturano frutti secchi e molti animali si preparano al letargo. È la cosiddetta “morte esteriore”, che però è solo apparente. Nel silenzio e nel buio della terra, infatti, si prepara la rinascita della vita che tornerà a fiorire in primavera.

Gabriele Ruffoli