Appena 24 ore fa il direttore generale di Estra, Alberto Irace, ha rassegnato le proprie dimissioni nel corso della riunione del consiglio di amministrazione che si è tenuta ieri a Siena: una notizia che ha provocato uno scossone all’interno della nascitura multiutility toscana. Irace ha spiegato la sua decisione in una lettera: “Considerato il clima di crescente conflittualità tra i consiglieri di amministrazione della società, nonché il perdurare di un costante atteggiamento ostruzionistico e non collaborativo teso a focalizzare l’attenzione del consiglio unicamente su aspetti di mero formalismo amministrativo e non anche su obiettivi strategici condivisi nel Piano industriale, non ritengo sussistano, allo stato, le condizioni per assicurare il perseguimento degli obiettivi definiti nel Piano stesso”. Ma cosa è successo davvero? Politica e gestione manageriale hanno preso strade diverse o almeno velocità diverse e in un momento delicato per la definitiva conformazione della multiutility questo desta preoccupazione soprattutto sul ruolo che avrà Siena all’interno della compagine toscana e in particolare sul peso che avranno gli amministratori pubblici. O forse quello che non ha retto è l’accordo tra Firenze e Arezzo, perché quest’ultima ha temuto di essere scavalcata. Un po’ quello che si è verificato un anno fa per Siena ma in quel caso Intesa aveva puntato i piedi ed era riuscita a farsi valere, provocando una sorta di effetto farfalla che è arrivato fino al cda di Estra, ieri.
Andrea Rossi, presidente Intesa, cosa è successo?
“Le dimissioni di Alberto Irace hanno anticipato una discussione politica che ormai era inevitabile, la scelta di Siena di valutare un percorso verso la multiutility ha fatto temere ad Arezzo di essere in qualche maniera scavalcata. Mai noi abbiamo voluto fare una cosa del genere, anche se noi l’abbiamo sentito in tempi precedenti questo atteggiamento, è evidente che quindi la partita sia un po’ scaldata e in questa fase si aprirà una discussione politica prima di tutto intorno alla gestione della governance di Estra e delle scelte legate naturalmente alla nostra società di gestione dell’energia. Successivamente, trovata la quadra su Estra, potremmo riprendere un percorso per la multiutility”.
Il direttore generale Irace è stato lasciato da solo?
“No. È evidente che talvolta le scelte tecniche dei manager, che avrebbero veramente la necessità di essere prese molto velocemente, purtroppo confliggono con le scelte della politica, che invece hanno bisogno di tempi un po’ più lunghi. E’ sempre stato così, non è una novità. E’ evidente che un buon manager quale è Irace voglia portare a termine i progetti, ci sono dei tempi ben precisi, però credo che talvolta le cose debbano maturare. Ed è altrettanto evidente che il patto tra Arezzo e Firenze non ha portato dove si aspettavano”.
Cioè? E’ successo quello che si stava prospettando a Siena poco meno di un anno fa?
“Noi ci siamo sempre comportati in maniera corretta, cercando di intraprendere un percorso trasparente per andare verso la multiutility, ma con la valorizzazione di Siena e delle scelte sempre fatte per Estra. Lo abbiamo fatto sapendo che quello che facevamo noi poteva essere replicato dagli altri soci. È evidente che invece il patto messo in piedi da Coingas e Alia non ha assolutamente retto. Le spese forse le ha fatte il direttore generale, ma credo che la situazione debba essere ricomposta per l’interesse di Estra. A noi, a Siena, al sottoscritto che rappresenta Intesa e quindi 48 soci pubblici, interessa che Estra sia ben governata, che non si vada in un periodo di stallo in questa fase e soprattutto che i numeri molto positivi annunciati anche da Irace nel corso del Consiglio di amministrazione non vengano meno nei prossimi mesi proprio per l’assenza di un management che aveva in mente comunque un progetto. Questa è la preoccupazione. Certo, se fossimo stati fermi probabilmente avremmo dato meno fastidio. Il fatto di esserci messi in moto e comunque aver promosso un percorso condiviso verso un’ipotesi di Multiutility, anche se poi al momento è ancora tutto in alto mare, ha rimesso in discussione anche alcuni equilibri e quindi probabilmente alcune scelte che sono state fatte nel patto Coingas – Alia oggi possono essere rimesse in discussione. Insomma noi abbiamo sempre chiesto a gran voce di poter tornare partner attivi della governance. Noi siamo stati esclusi da quel patto senza nessun preavviso e nessun coinvolgimento. Sono sorpreso quando leggo certe cose sulla stampa perché quando uno firma un patto, a un certo punto quelle cose fanno parte del patto. Accorgersene dopo oltre un anno, onestamente mi sorprende”.
L’asse Firenze – Arezzo ha dunque fallito. Lei crede che ci siano scelte sbagliate oppure obiettivi non compresi?
“Bisognerebbe chiedere ai soci Coingas e Alia del perché non riescano più ad andare d’accordo”.
Quindi adesso che succede? Chi segna la strada in questo momento è la politica, è evidente..
“Non può essere diversamente, anche perché i soci delle nostre società sono tutti pubblici. E’ evidente che chi guida deve avere la capacità di provare a esaminare tutte le istanze e fare una sintesi la più ampia possibile e solo la politica è in grado di fare questo. Per il 25 ottobre è convocata l’assemblea di Intesa e aggiorneremo i soci sul percorso e sugli obiettivi. Noi vorremmo comunque poter ragionare su Estra in modo da tornare ad essere protagonisti”.
Estra intanto ha ringraziato Irace per il lavoro svolto e ha annunciato che “Nel corso della prossima riunione del consiglio di amministrazione, che si terrà’ ad Arezzo il 18 ottobre, si potrà eventualmente provvedere ad attribuire le suddette deleghe, sempre nell’esclusivo interesse di Estra, dei suoi dipendenti e della sua comunità. L’assemblea dei soci di Estra verrà convocata entro la fine del mese di ottobre.
Katiuscia Vaselli
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