Il Natale si avvicina e, in alcuni comuni del senese, fervono già i preparativi per coglierne al meglio lo spirito e rappresentarne la magia. Come ad Abbadia San Salvatore, dove, dall’8 dicembre, prenderanno il via i molteplici eventi che anticipano la tanto attesa notte della Vigilia, illuminata dall’accensione delle Fiaccole di Natale, in una cerimonia unica al mondo. Ne abbiamo parlato con Fabrizio Tondi, sindaco di Abbadia dal 2014, che, oltre a ragguagliarci in merito a tutte le iniziative invernali in programma nella Città delle Fiaccole, della quale ha tracciato un ritratto amorevole e sincero, ha espresso il suo punto di vista sulla crisi che ha colpito negli ultimi anni la produzione di castagne.
Abbadia si prepara a rinnovare l’antico rito del fuoco con cui celebra il Natale, cosa c’è in calendario?
“Il nostro è un evento millenario, che prevede che le Fiaccole di Natale vengano accese la sera della vigilia con una cerimonia in cui il sindaco e l’abate, adesso sostituito dal sacerdote del monastero, danno inizio a quella che è una notte straordinaria per Abbadia. Ci sono circa 35 pire, alte dai 5 ai 7 metri ed allestite in prevalenza nel borgo medievale ed altre sparse per la città. In attesa di questo evento e per il periodo di costruzione delle fiaccole ad opera di giovani volontari, da due anni abbiamo costruito “Abbadia, Città delle Fiaccole” che, a partire dall’8 dicembre, prevede una serie di animazioni concentrate soprattutto nel weekend. Iniziative per chi vuole passare dei fine settimana tranquilli, sereni, famigliari, tradizionali, tra artisti di strada, street food, animazione per bimbi, mercatini e mostre di presepi itineranti lungo le nicchie del borgo medievale. Si crea un contesto che ci riporta al rito comandato del Natale, a quella atmosfera che è andata perdendosi col tempo, ma che qui abbiamo sempre mantenuto e che vogliamo rilanciare con una cura, un rispetto ed un amore particolari per quella che è la tradizione vera del Natale, senza orpelli. La serata delle Fiaccole sarà, inoltre, allietata da gruppi corali che, intorno al falò, intoneranno le pastorelle, i canti tradizionali di Abbadia. Una catena di eventi dunque, che terminerà con la serata della vigilia”.
E per quanto concerne gli eventi successivi al Natale?
“Dopodiché ci saranno altri appuntamenti più usuali, come il concerto di capodanno in piazza, per intrattenere gli ospiti che vorranno passare del tempo sulla nostra montagna. L’anno scorso il risultato è stato veramente soddisfacente, con un aumento del 20% delle presenze, anche senza la neve; questa è la prova che la montagna non offre e non si identifica solamente nella neve, mantenendo invece un sistema di ambientazione, un’accoglienza ed un ritorno alla tradizione forse migliori rispetto ai luoghi di pianura e di mare”.
Quali sono in concreto gli elementi caratterizzanti la realtà montana di Abbadia?
“Per alcuni aspetti, siamo ancora una realtà, fortunatamente, defilata, con un clima sano ed un borgo medievale dalla valenza straordinaria, che regala un senso di tranquillità e di silenzio; una sensazione di protezione e di piacevole sicurezza, propria dei trascorsi dell’infanzia e che fa sentire veramente bene”.
Che impatto ha avuto sull’economia di Abbadia la crisi che, anche quest’anno, ha colpito la produzione di castagne?
“La produzione di castagne, che 3 anni fa ha vissuto una situazione difficile, con un rovinoso calo di produzione dovuto al cinipide, l’insetto arrivato dalla Cina, ha fortunatamente avuto una ripresa l’anno scorso e quest’anno la pianta, perlomeno nel versante senese, ha ritrovato una certa vigoria; attenuata purtroppo dalla recente gelata primaverile che ha determinato la mancanza di una produzione locale di castagne e di marroni e, per il secondo anno consecutivo, anche di funghi. Se ciò fosse accaduto nel passato, vista la scarsità di altri alimenti, si sarebbe parlato di carestia piena. Oggi sono altri tempi e, in ogni caso, Abbadia ha sofferto poco di questa situazione, a differenza di altre località dove le castagne rappresentano un settore qualificante e trainante, come il versante grossetano che ne ha probabilmente risentito di più. L’utilizzo che abbiamo sempre fatto dei castagni non era tanto legato al prodotto, quanto al legno utilizzato per il lavoro nelle miniere. L’ultimo secolo di Abbadia è stato, infatti, caratterizzato da una prevalente attività in ambito minerario. La settimana scorsa abbiamo inaugurato il padiglione multimediale che, insieme alla galleria ed al padiglione storico, ha amplificato l’offerta di quello che era il mondo di Abbadia nel secolo scorso. Attraverso percorsi emozionali, si rivivono perciò storie, emozioni, situazioni legate alla miniera e non solo, che permettono a chi viene in visita di immergersi appieno nella realtà e nella storia di un borgo di montagna tra gli inizi dell’800 e la fine del ‘900. Un’iniziativa che, finora, ha raggiunto un’importante numero di presenze”.
Giulia Montemaggi
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