La mia opinione è che una visita a Fico Eataly World valga il costo del biglietto (che peraltro è gratuito!) ed anche quello del viaggio.
Ma a sette mesi dall’apertura la Fabbrica Italiana Contadina creata da Oscar Farinetti alle porte di Bologna ha un dilemma da risolvere: se vuole essere un luna-park del cibo di qualità, deve diventare più divertente e coinvolgente; se invece vuole essere un progetto educativo per il rispetto della terra e di chi la lavora – come si legge nei suoi principi fondanti – deve offrire molto di più di un bel centro commerciale con un po’ di animali da una parte ed un po’ di orti e piante da frutto dall’altra.
Ed è in questa scelta che si racchiude il successo di un progetto che – si vede chiaramente – è stato costruito da persone (non solo Farinetti) che hanno idee chiare e competenze per costruire un’attrazione che ha tutte le carte in regola per avere successo, ma al momento manca di un’anima che renda davvero elettrizzante la visita. E che, soprattutto, metta dentro l’entusiasmo di raccontare l’esperienza agli amici e tornarci insieme con loro. Al di là dei singoli dettagli positivi o negativi – oppure la simpatia o l’antipatia verso il progetto in se stesso – l’impressione generale è un po’ quella che hanno i visitatori di Dubai: tutto molto bello, tutto ben costruito, tutto efficiente, ma una bassissima percentuale di persone ci ritornano. Perché la sensazione è quella di aver consumato in poche ore tutto quelle che possono essere le “esperienze” possibili, mentre invece uno spazio così grande e pieno di spunti interessanti, dovrebbe essere pieno di cose da fare e lasciare la sensazione che una giornata non basti per conoscere tutto.
E’ vero che io ci sono andato un mercoledì mattina qualsiasi, alle 10, orario di apertura. Ma non è stato un caso: è quando si stanno dando gli ultimi ritocchi prima che arrivi il pubblico in una normale giornata di metà settimana, che si può quindi vedere davvero in che modo la macchina si sta mettendo in moto, qual è l’atteggiamento con cui ci si prepara alla giornata, come gli stand si animano per essere attrattivi. Immagino che di sabato pomeriggio, un afflusso più forte di gente renda più animati gli stand, ma in quel momento è troppo facile – verrebbe da dire – coprire le lacune utilizzando come sfondo le persone in visita.
Roberto Guiggiani
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