A network of elephant trails bisects the green grasses of Lake Amboseli, at the center of Amboseli National Park. The elephants migrate from the dry surrounding plains almost daily in the dry season to drink and graze. A worldwide ban on the ivory trade has allowed Kenya's elephant population to rebound.
È sufficiente la lettura di “La scommessa della decrescita” (2006) dell’antropologo francese Serge Latouche e dell’enciclica di papa Francesco “Laudato si’” (2015) per dimostrare l’urgenza di un cambiamento radicale del nostro modo di vivere il rapporto col pianeta e con le sue risorse, e, più in generale, di ripensare concetti quali “benessere”, “crescita”, “consumo”, “società”, “stile di vita”. Le risorse naturali non sono illimitate, sono in atto grandi cambiamenti climatici, ogni giorno scompaiono tra le cinquanta e le duecento specie, vegetali o animali. L’invito che troviamo nel “De senectute” di Cicerone a piantare alberi destinati a un’altra generazione, pare ormai anacronistico, e questo non tanto perché l’agricoltura non costituisce più da tempo la principale attività economica quanto perché il trionfo dell’etica del guadagno e del profitto, alla quale si accompagna il più arido pragmatismo utilitaristico, spinge a depredare, razziare, sprecare “qui e ora” ogni risorsa, sia rinnovabile sia non rinnovabile: basti considerare che gli abitanti dell’Europa consumano l’equivalente di tre pianeti. Oltretutto, i benficiari del capitalismo globale sono un numero ristretto di soggetti e continuare ad affermare che la ricchezza di pochi avvantaggia tutti è, come ha dimostrato il sociologo Zygmunt Bauman in un suo agile pamphlet, una bugia: nessuna ricaduta favorevole è in atto, nessuna crescente equità è all’orizzonte. Dinanzi a questo quadro a tinte fosche, “la decrescita” di Latouche e “la cultura della cura della casa comune (la madre Terra)” di papa Francesco si pongono come oramai ineludibili strategie di sopravvivenza, trovando un fondamentale punto di contatto nella convinzione che dimensione sociale e dimensione ambientale siano intimamente collegate: non può esserci, infatti, giustizia sociale senza giustizia ambientale. Il libro collettaneo in lingua inglese “Flourishing within limits to growth”, che vede tra gli autori anche due ricercatori dell’Università di Siena, Simone Bastianoni e Federico Maria Pulselli, si inserisce nel vivo della discussione, va al cuore di questa “ecologia integrale” che abbiamo qui sommariamente tratteggiato, prendendo le mosse da “La scommessa della descrescita” e dall’enciclica “Laudato si’”. Le leggi scientifiche che regolano la natura possono diventare un nuovo paradigma di comportamento dell’uomo nei riguardi dell’ambiente, un uomo che si spoglia degli abiti di avido predatore e indossa quelli di chi la Natura la osserva e la custodisce. Efficienza nell’impiego delle risorse, loro riutilizzabilità, loro riciclabilità diventano così altrettanti strumenti (di più, attitudini) per non rinunciare al benessere senza doverci condannare all’egoismo, alla violenza, all’autodistruzione.
a cura di Francesco Ricci
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