E’ un concetto difficile da comprendere per un paese come il nostro, che dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 ha istituito un processo mediatico e pure penale contro la Commissione Grandi rischi, colpevole di non aver “avvisato” preventivamente la popolazione di una possibile scossa più forte dello sciame sismico che stava colpendo in quel periodo l’area del capoluogo abruzzese. Ma la scienza quella vera è chiara: i terremoti non sono prevedibili. Lo sa bene il Giappone, forse uno dei paesi più preparati ai disastri naturali. L’isola meridionale di Kyushu era da sempre considerata piuttosto sicura, nonostante tutto il territorio nipponico sia soggetto a rischio sismico. Per la sua relativa sicurezza, Kyushu è diventata negli anni la sede di numerose industrie manifatturiere, tra cui la Mitsubishi, la Honda, la Sony e la Toyota. Aziende che studiano i terremoti, i fattori di rischio, e spendono parecchi soldi per addestrare i dipendenti in caso di calamità naturali. Dopo il terremoto della settimana scorsa la Toyota ha sospeso le attività di produzione per alcuni giorni a causa di difficoltà nella catena di distribuzione dei componenti. Lo sciame sismico rischia di peggiorare i danni già registrati dopo il terremoto di giovedì, di 6,5 gradi sulla scala Richter, e la scossa di venerdì, il cui epicentro è stato calcolato nella stessa zona tra Kumamoto e la prefettura di Oita questa volta più forte, di 7,3 gradi Richter. Nel mezzo, fino a pochi giorni fa si contavano oltre 750 terremoti minori. I morti accertati sono 42, almeno 400 le case crollate, migliaia inagibili.
Centodiecimila sarebbero gli sfollati, aiutati da un esercito intero di militari, forze dell’ordine, pompieri, che il governo di Shinzo Abe ha inviato per organizzare la vita durante l’emergenza. Il quotidiano Asahi spiegava che secondo i sismologi l’epicentro si è poi spostando verso sud-ovest, e che nessuna zona è al sicuro visto che, dopo il primo sisma, la probabilità di un evento del grado 7,3 era considerata solo “fino allo 0,9%”. Quello 0,9% che si è poi verificato. Quando la scienza non può prevedere, e la tecnica può aiutare ma non arrestare un evento catastrofico, allora non resta che la preparazione, la risposta efficace, tempestiva. Per una tragica “casualità”, mentre il Giappone combatteva con la sua calamità naturale anche l’Ecuador è stato colpito da un forte terremoto di 7,8 gradi sulla scala Richter. Nel paese guidato da Rafael Correa i morti sono almeno 640 tra cui un Italiano e migliai sono i feriti e i senza tetto. E’ il peggiore sisma degli ultimi quarant’anni in Ecuador.
Stiamo vivendo, giorni di diffusa e intensa attività sismica nel Mondo, con epicentri separati da migliaia di chilometri ma che stanno avvenendo in sequenza, non per caso. Il sisma in Ecuador è determinato dal movimento di una faglia sita nella zona di margine fra due placche importanti come quella di Nazca e quella sud-americana. Il terremoto in Giappone è invece frutto dello scorrimento della placca delle Filippine sotto la più vasta placca asiatica. Placche differenti ma riconducibili ad un unico grande sistema che è quello della “cintura di fuoco“, che evidentemente nelle ultime settimane sta vedendo una significativa “accelerata della sua attività”.
In geologia con la denominazione di cintura di fuoco del Pacifico si indica la zona caratterizzata da frequenti terremoti (si calcola che il 90% dei terremoti mondiali avvenga all’interno di questa fascia: la maggior parte dei terremoti profondi e molti intermedi e superficiali) ed eruzioni vulcaniche, estesa per circa 40.000 km (ovvero quasi quanto la circonferenza equatoriale terrestre) tutto intorno all’oceano Pacifico, con una forma che ricorda quindi grossolanamente un ferro di cavallo. È caratterizzata dalla presenza di numerosissimi archi insulari (Polinesia, Filippine, Nuova Zelanda, Indonesia, Giappone ecc.), fosse oceaniche e catene montuose vulcaniche.La cintura di fuoco è la diretta conseguenza dei movimenti reciproci delle differenti placche, che in questa zona vanno incontro al fenomeno della subduzione: le placche continentali avanzano passando letteralmente “sopra” alle placche oceaniche pacifiche.
Se poi si guarda la mappa online degli eventi sismici aggiornata in tempo reale dalla Usgs (United States geological survey) ci si accorge che negli ultimi 10 giorni ci sono stati molti eventi sismici di forte entità sulle due sponde opposte del Pacifico: Alaska, Messico, Sudamerica da una parte, Giappone, Indonesia, Isole Vanuatu, Tonga dall’altra. E viene naturale chiedersi: cosa sta succedendo sotto il fondo dell’Oceano? C’è da aspettarsi altre, catastrofiche scosse?
Gabriele Ruffoli
Associazione Meteorologica Senese