Dopo Montalcino e San Giovanni d’Asso, che hanno detto sì alla fusione dopo il referendum di ottobre, altri due Comuni si apprestano a prendere in considerazione di unirsi: Torrita di Siena e Montepulciano. Ne abbiamo parlato con Giacomo Grazi, il primo cittadino di Torrita, che ha cercato di evidenziare gli aspetti salienti di una possibile fusione e di chiarire le dinamiche del referendum che tra due anni chiamerà i cittadini dei due comuni al voto.
Quali sono i motivi che vi hanno spinto a considerare l’idea della fusione?
La motivazione principale risiede nell’offrire, come amministrazione, un’opportunità al nostro territorio. Un territorio che, per vari motivi, non ha grandi possibilità di sbocchi se non quelle di crescere come dimensioni, per arrivare ad avere un numero di abitanti importante ed un certo peso politico amministrativo sia livello regionale che nazionale. Altrimenti c’è il rischio di avere sempre meno voce in capitolo, soprattutto a fronte della futura eliminazione delle province.
L’unione tra i due Comuni cosa porterà in concreto?
Sebbene siano due realtà simili ed abbiano molti aspetti e servizi in comune, quali l’ospedale, le scuole superiori o gli uffici civici, Torrita e Montepulciano sono, al tempo stesso, territori fortemente complementari nelle loro diversità interne. Diversità molto importanti che, se unite, possono dare opportunità ad un investitore o a creare validi posti di lavoro. Torrita può integrare quanto offerto da Montepulciano e viceversa. Cerchiamo di fornire delle risposte a 360 gradi a chiunque un domani vorrà investire e vorrà contare su questo territorio.
Quali sono gli aspetti positivi del progetto di fusione?
Oltre alla creazione di posti di lavoro, un punto positivo per il comune è il raggiungimento di una posizione importante, di un certo peso numerico anche per quanto riguarda eventuali richieste di finanziamento in ambito regionale, nazionale ed europeo. Tutto ciò attraverso la creazione di un comune di circa 22.000 abitanti, con una superficie di 222 kmq e 160 dipendenti, ritenuto dalle tabelle nazionali ideale per la gestione del territorio. Un altro aspetto rilevante legato alla dimensione, al numero ed alla massa critica è sicuramente il fatto che quanto presente a Torrita e Montepulciano entrerebbe a far parte e sarebbe a disposizione del nuovo comune. Noi crediamo nell’importanza di questo progetto amministrativo, partito però da un ragionamento politico dei due partiti, il Partito Democratico e il Partito Socialista Italiano, che appoggiano le rispettive amministrazioni.
Cosa risponde ai Comitati contro la fusione?
I Comitati per il No sono legittimi e sono anche utili da un certo punto di vista per far sì che, in questi due anni che ci separano dal referendum, i cittadini si facciano un’idea. In questi due anni ci saranno decine di incontri tra i favorevoli ed i contrari. Sarà un periodo di tempo in cui la cittadinanza potrà capire tutti gli aspetti del progetto, siano essi positivi o negativi, dipende dai punti di vista. Noi ovviamente come amministrazione riteniamo interessante questo progetto e cominceremo a lavorare in maniera serrata, sicuri che i servizi non si allontaneranno dal cittadino e che, grazie all’alternanza tra i comuni, potranno anzi garantire una maggiore efficienza, come ad esempio delle aperture più lunghe al pubblico. Faremo in modo di avere, infatti, un’alternanza intelligente per aumentare complessivamente le ore di servizio di apertura al pubblico, mantenendo e garantendo i servizi essenziali – come anagrafe, protocollo, servizi sociali e tributi-nei plessi dove i cittadini sono abituati ad andare.
Può aggiornarci sugli sviluppi dell’ultimo consiglio comunale?
Penso che il nostro consiglio comunale sia stato molto interessante e che, vista la richiesta della minoranza di dividere l’ordine del giorno presentato dalla maggioranza, rimarrà nella storia del comune; la delibera è stata infatti suddivisa in due parti: la prima, votata all’unanimità, prevede che il referendum avrà valore solamente se in entrambi i comuni, con incontri separati, opteranno per il sì il 50% più uno dei votanti; la seconda parte di delibera, votata solo dalla maggioranza, concerne la creazione di una commissione ad hoc che, in questi mesi, lavorerà a stretto contatto con quella di Montepulciano per arrivare a portare un progetto credibile, funzionale e ovviamente apprezzato dai rispettivi consigli comunali. Progetto che poi verrà portato all’ordine del giorno, in abbinamento con il referendum, solamente se quest’ultimo avrà avuto esito positivo e, in caso di approvazione del progetto, la fusione si farà. Nel caso invece di buona riuscita del referendum ma di mancata convalida del progetto, la fusione non ci sarà. La scelta è sia politica che tecnica, quindi anche di funzionalità a livello territoriale.
Giulia Montemaggi
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