Giuseppe Semboloni, D’improvviso riapparve il pallone rosso

Ogni autobiografia contiene sempre un giudizio su di sé e sul mondo. Sia che l’attenzione di chi scrive si concentri sulla propria vita sia che a venire contemplate e ripercorse siano le vicende storiche di cui siamo stati testimoni, c’è sempre un filtro, costituito dalla nostra irripetibile soggettività, a frapporsi tra noi e la materia del nostro racconto. Questo filtro, che è anche prospettiva, punto di vista, cangiante “Stimmung”, trascina con sé un giudizio. Che poi tale giudizio sia espresso o resti implicito, volutamente implicito, è questione che interessa lo stile, che rimanda alla tecnica narrativa, ma che non intacca affatto la conoscenza, la quale riesce comunque a offrirsi al lettore, della personalità, necessariamente plurale, di chi scrive. Abitare il mondo comporta che in continuazione si giudichi quello che noi facciamo e diciamo, quello che gli altri fanno e dicono. Sotto questo aspetto, forse nessun precetto appare più difficile da osservare di quello che invita a non giudicare gli altri, anche se ci collochiamo al di fuori del piano strettamente morale: la vita, infatti, è eminentemente giudizio, da quando ci alziamo a quando andiamo a dormire, un giudizio che coinvolge noi e coinvolge tutti coloro coi quali intratteniamo rapporti, profondi o occasionali che siano. In “d’improvviso riapparve il pallone rosso” di Giuseppe Semboloni, a venirci incontro, pagina dopo pagina, sono le vicende private dello scrittore e le vicende dell’Italia nel corso del XX secolo (la guerra, il secondo dopoguerra, il Sessantotto, il rapimento di Aldo Moro, le stragi di Capaci e di via d’Amelio, il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica), senza che tra i due ambiti si producano frizioni o attriti, al punto che in ogni capitolo pare di respirare un’aria costantemente a metà strada tra il grande romanzo d’ambiente e l’ epopea familiare. L’esito ultimo è che i nonni e i genitori di Giuseppe Semboloni noi non li sentiamo meno prossimi, meno intimi, di Sibilla Aleramo o di Ranuccio Bianchi Bandinelli, mentre Geggiano scivola lentamente dal rango di paese dell’anima a quello di luogo prediletto di parte dell’intellighenzia italiana: a unificare il tutto concorre lo sguardo “epico” – e dunque vasto e integrale – dello scrittore (il giudizio dello scrittore), sguardo intriso di umiltà, di letizia, di pacata accettazione di quanto i giorni di vita ci donano e di quanto ci sottraggono. Il passo che segue è tratto dal capitolo intitolato “I nonni di casa” e costituisce un esempio significativo della naturalezza con la quale la microstoria e la macrostoria in “d’improvviso riapparve il pallone rosso” si sposano e coesistono l’una accanto all’altra.

“Mi capita spesso di ritornare indietro nel tempo e rivedere luoghi ed eventi che hanno forgiato la mia vita, partendo proprio dalla giovanissima età. I primi ricordi che “invadono” spesso la mia mente sono legati a una famiglia numerosa, mezzadrile un un podere del Chianti Senese e precisamente nel comune di Castelnuovo Berardenga. La suddetta famiglia era composta dai miei nonni Carlo e Rosa e dai rispettivi figli: Gino, Narciso, Quintilio, Piero, il nipote Guido tutti sposati e residenti all’interno di questo nucleo famigliare con le loro mogli e figli, per un totale di diciannove persone. La seconda guerra mondiale è il primo drammatico evento che vede tutta la famiglia impegnata e protagonista di questa fase così difficile da superare. Gli uomini (escluso il nonno ed il mio babbo che per motivi di età non poterono essere arruolati) furono chiamati tutti a fare la guerra: due sul fronte greco-albanese, gli altri nel nord Italia, Francia e Germania. Restarono a casa soltanto i vecchi, le donne e i bambini, io tra questi. Avevamo iniziato a frequentare le scuole elementari- Mentre dalla casa colonica dove abitavamo e dove tuttora vivo, percorrevamo a piedi il sentiero per raggiungere l’aula scolastica, sopra di noi sentivamo il fischio dei proiettili e i tonfi quando questi raggiungevano il bersaglio”.

Giuseppe Semboloni, D’improvviso riapparve il pallone rosso, Santa Margherita Ligure, Edizioni Tigulliana, 2015

 

a cura di Francesco Ricci

Katiuscia Vaselli

Nata nel cuore di Siena, giornalista e contradaiola fervente. Ora Capo-redattorice di Siena News e Presidentessa di Dinamo Digitale.

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