Il presidente del tribunale di Siena ha risposto al mio articolo La giustizia al tempo del Covid-19 pubblicato quattro giorni fa su questa stessa testata. Ringrazio il dottor Roberto Carrelli Palombi che ha scritto “per fornire all’utenza un’informazione completa”. Ho dovuto, comunque, rileggere più volte l’email (impossibile da pubblicare interamente vista la sua lunghezza) per trovare “indicatori” positivi per quanti in questo difficile momento hanno a che fare con la giustizia.
Entriamo nel merito e partiamo, seguendo lo scritto del presidente, dall’aspetto penale.
“L’idea di fare i processi da remoto non è stata scartata; in realtà la modalità di svolgimento dell’udienza penale con collegamento da remoto poco si adatta alle caratteristiche peculiari del processo penale fondato sul confronto orale fra pubblico ministero e il difensore dinanzi al giudice terzo; per questo motivo la suddetta modalità è prevista solo per la fase emergenziale ed è limitata alle convalide degli arresti. Inoltre a Siena per iniziativa dei magistrati e in sintonia con il comune sentire dell’Avvocatura penalista si è deciso per la fase 2 che essa fosse limitata ai soli casi in cui via sia da parte del difensore un’espressa richiesta a procedere a tali modalità”.
“Con riferimento al così detto alleggerimento delle udienze tengo a precisare che l’inizio della fase 2 ha imposto di rimodulare (come avevo scritto nel mio articolo ndr) l’attività della sezione penale sulla base delle regole fissate dalle autorità governative e sanitarie onde prevenire il rischio di contagio. In questa ottica magistrati e personale amministrativo d’intesa con l‘Avvocatura sono impegnati nel ri-calendarizzare le udienze fissate fino al 31 luglio… Tengo a precisare che non sono affatto poche le udienze che verranno tenute rispetto a quelle che subiranno rallentamenti. Allo stato attuale, salvo imprevisti, posso indicare almeno nel 60 per cento l’attività della sezione penale che non subirà alcun rinvio”.
L’aspetto più interessante tratteggiato nella email dal presidente del tribunale riguarda senz’altro la sezione civile. Avevo scritto che l’immobile di Camollia era chiuso da due mesi e il dottor Carrelli scrive: “Non riesco a comprendere a quale complessità faccia riferimento la giornalista, dato che le misure per l’accesso ai palazzi di giustizia sono le stesse per il settore civile che per quello penale e segnatamente i palazzi non sono affatto chiusi e non lo sono mai stati ma a tutela di operatori e utenti si può accedere solo previo appuntamento…”.
E sull’apertura delle Pec lo stesso presidente ammette che sono state numerose quelle non lette dal personale amministrativo durante la fase della sospensione. Proprio oggi si riparte e parte del personale continuerà “a svolgere smart working presso la propria abitazione non potendo consentire la contemporanea presenza di tutto il personale in servizio nelle piccole stanze di via Camollia”.
Il presidente assicura che gli ambienti di lavoro sono stati sanificati e che a giorni “sarà attivo il rilevamento della temperatura a tutti coloro che accedono ai palazzo di giustizia… In questo articolato e complesso contesto l’avvocato non è certo un fantasma ma un protagonista essenziale che attraverso i suoi organi rappresentativi ha fatto sempre pervenire la sua utile e gradita opinione il più delle volte trasfusa nei miei provvedimenti su tutte le scelte imposte da questo difficile periodo… Con la collaborazione di tutti cercheremo di far ripartire il Paese anche nel fondamentale settore della giustizia”.
Speriamo presidente perché, come diceva Montesquieu, “giustizia ritardata è giustizia negata”.
Cecilia Marzotti