Quello che si sta chiudendo è stato un 2024 ricco di sfide e di successi per Emanuele Montomoli e per Vismederi. Come sua abitudine, il fondatore dell’azienda senese non si tira indietro e offre il suo punto di vista, partendo dall’inaugurazione del nuovo stabilimento produttivo di Colle Val d’Elsa e dal legame con il Costone per arrivare alle riflessioni su Siena, il palio e il suo futuro.
Emanuele Montomoli, fondatore di Vismederi, il 2024 è stato l’anno dell’inaugurazione dello stabilimento di Colle Val d’Elsa. Che anno è stato per la sua azienda?
“Quello che si sta chiudendo è stato un anno importante per Vismederi. Dopo il 2009, che è stato l’anno della fondazione, e il 2014, che ha dato vita a Vismederi 2.0, con il cambiamento della conformazione societaria, questo è stato un altro anno di svolta. Quest’anno abbiamo aperto il nostro primo stabilimento produttivo, un passaggio che mette a frutto e a regime tutte le operazioni costruite in questi 15 anni di attività. Abbiamo iniziato a spostare alcuni ricercatori. Sarà un percorso lungo, forse ci vorrà ancora un anno per completarlo, ma ormai la strada è tracciata e siamo ottimisti su come procedere. Il passo successivo sarà l’espansione di Vismederi oltre il territorio di Siena. Abbiamo già in mente l’approccio a mercati asiatici e africani, mercati che oggi sono ancora un po’ fuori dal nostro radar””.
Vismederi ha un legame speciale con il Costone, squadra di cui lei è presidente. Com’è stato il 2024 gialloverde?
“Sono due realtà molto legate, e mi fa piacere vedere che anche i ragazzi dentro Vismederi si stiano appassionando alla nostra squadra. Per il Costone è stata un’annata estremamente positiva, iniziata con la vittoria della Coppa Toscana a gennaio, seguita dalla vittoria del campionato di Serie C. Ora stiamo ben figurando in Serie B Interregionale: siamo terzi, a due punti dalla vetta, un risultato che forse è anche al di sopra delle nostre aspettative. Mi conforta vedere che non siamo stati un fuoco di paglia, ma che stiamo consolidando i risultati anche in vista dei prossimi anni. Sul Costone, non nascondo che sto cercando di coinvolgere anche altri player, qualcuno che possa supportare la squadra quanto Vismederi e permetterci di crescere ancora. Nei prossimi giorni sarò a Hong Kong per parlare con un appassionato di pallacanestro in Asia, e farò lo stesso con un altro interlocutore in Qatar. Ci vuole tempo, ma piano piano porteremo a bordo qualcuno che potrà farci fare il salto di qualità definitivo”.
E invece Siena, come sta cambiando la città?
“Siena, mi pare, non segua la velocità con cui cambia il mondo. Città che qualche anno fa erano simili alla nostra, come Arezzo e Grosseto, hanno accelerato molto più di quanto abbia fatto Siena. Forse può sembrare un po’ retorico, ma è la verità: l’origine della nostra lentezza risale alla crisi della Banca. Siena ha grandi potenzialità da esprimere e grandi menti da mettere in campo, ma oggi è tutto un po’ depresso. Dobbiamo lavorare per ravvivare la situazione”.
Al netto dei molti interessi, Montomoli rimane un professore dell’Università di Siena…
“Sono docente dell’Università dal 2002 e dipendente dal 1994. Quest’anno ho festeggiato il trentennale di questo mio rapporto con l’ateneo, per il quale ho un forte senso di appartenenza. Parlando in generale, tutte le università italiane stanno soffrendo, anche a causa del taglio dei finanziamenti, e Siena non fa eccezione. Tuttavia, sono ottimista, viste le tante immatricolazioni e i corsi di laurea di altissima fascia. Penso a quelli in biotecnologie e a tutto ciò che riguarda le Scienze della Vita, un’area che per Siena rappresenta un asset importante”.
Parlando di Scienze della Vita, può quest’area aiutare la città?
“Come detto, è un asset importantissimo per Siena. Siamo conosciuti a livello internazionale per questa materia, ma dobbiamo saperla sfruttare. Negli anni sono stati commessi molti errori e sprecate risorse. E ancora non abbiamo risolto questo brutto vizio. Ho appreso pochi giorni fa che TLS Sviluppo andrà in liquidazione, con la giustificazione che ‘nella ricerca ci può stare di fallire’. Invece, purtroppo, non dovrebbe starci di fallire. O meglio, può anche succedere, ma non si può giustificare lo sperpero di risorse che avrebbero potuto essere investite in modo più oculato. Nonostante tutto, il comparto delle Scienze della Vita rimane fondamentale per il territorio di Siena, città e provincia”.
Montomoli, di recente, è stato anche candidato sindaco. Ha intenzione di tornare in politica?
“Escludo di tornare attivamente in politica al momento, soprattutto sul territorio senese. Se posso dare una mano alla classe politica da un ruolo tecnico, lo faccio volentieri, mettendo a disposizione il mio bagaglio nel campo delle scienze della vita. Spesso mi vengono richiesti pareri a livello nazionale e internazionale, e sono contento di offrirli. Però escludo di tornare in politica dopo l’esperienza da candidato sindaco. Sono, orgogliosamente, entrato in Forza Italia e ho avuto modo di conoscere il nostro segretario, Antonio Tajani. Mi sono messo a disposizione e sono certo di poter dare il mio contributo, ma la politica attiva, al momento, non è nel mio orizzonte”.
Questa estate ha fatto parlare di sé anche con alcune esternazioni inerenti al Palio. Quale è il suo rapporto con la Festa, oggi?
“Montomoli, in rapporto al Palio, innanzitutto è ripurgato. Dobbiamo essere onesti e guardare in faccia la realtà. Dopodiché, il mio intervento critico mi è costato un’altra fetta di falsi amici. Persone che, se mi incrociavano per strada, mi davano una pacca sulla spalla per raccomandarmi qualche parente da assumere a Vismederi. Invece, questa estate, sono usciti allo scoperto attaccandomi per la mia opinione sulle feste di contrada. Io, invece, ribadisco tranquillamente che le feste di contrada sono diventate come sagre di paese. Il Palio è cambiato, a partire dalle sue regole. Io sono conservatore e credo che il Palio debba evolvere, ma lentamente. A Siena, invece, vogliamo far evolvere rapidamente il Palio, mentre non riusciamo a far evolvere quello che dovrebbe stare al passo con i tempi. Il Palio deve andare al passo con i tempi, ma alcune cose vanno conservate. La cultura contradaiola, così come la cena di contrada tra pochi intimi, è un bene che va tutelato. Ci sono feste di contrada che portano a tavola 5mila, 6mila o addirittura 7mila persone. A chi giova questa cosa? Al Palio? All’aggregazione? La verità è che non giova a nessuno. Snatura qualcosa che era nato e si era sviluppato nei secoli in modo completamente diverso. Sul tema ci sarebbe molto altro da dire, ma ripeto: alla base c’è che sono ripurgato”.
R. S.
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