“Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”. Sandro Pertini, 25 aprile 1945
Oggi, 22 aprile, Siena sembra catapultata in uno scenario degno di quelle belle pellicole di De Sica che dipingono la realtà del Dopoguerra. Solo che non ci sono i toni e l’energia di quei film, tanto meno di quel periodo che trasudava idee ed entusiasmo.
Tutto nasce dall’annuncio di Forza Nuova che oggi inaugurerà la propria sede “alla presenza del segretario nazionale, Roberto Fiore – si legge nella nota inviata dal segretario provinciale, Alessandro Dolci – . La sede di Forza Nuova Siena si trova in centro a pochi passi da Piazza del Campo e rappresenta un avamposto, uno spazio comunitario e nazional-popolare che i nostri militanti si sono conquistati dopo anni di lotte politiche e di sacrifici. Vogliamo altresì annunciare che abbiamo deciso di intitolare la sede alla memoria di Rino Daus, giovane militante senese caduto ventenne (…)” .
La notizia ha fatto trasalire un po’ tutti, diciamocelo. Alcuni anche in maniera positiva. Di sicuro ha suscitato reazioni e polemiche, preoccupazioni tanto che oggi è prevista la manifestazione pacifica di dissenso da parte dell’Anpi, insieme ad Arci e Cgil. In questi giorni anche gli studenti, nelle scuole superiori cittadine, hanno tentato di manifestare attaccando striscioni che poi sono stati prontamente fatti togliere dai dirigenti scolastici.
Un presidio e una petizione lanciata con raccolta di firme per chiedere al sindaco che “il Comune prenda posizione affinché vengano negati spazi pubblici a movimenti e associazioni che non neghino di riconoscersi nei disvalori di fascismo, razzismo, xenofobia, omofobia; e un’altra petizione per chiedere al Prefetto che, in ottemperanza alle leggi vigenti e nel rispetto della Costituzione italiana, venga impedita l’intitolazione di una sede associativa a un simbolo dello squadrismo fascista. L’Anpi provinciale di Siena invita quindi i cittadini, le associazioni, le forze politiche democratiche a unirsi al presidio di sabato 22 in Piazza del Campo (…)”.
La notizia non è di poco conto, no ma quello che più salta all’occhio è che tutto questo avviene a tre giorni dal 25 aprile, giorno della Liberazione. Una festa nazionale, importante, che però sembra aver perso il significato forte di quel giorno, di quel 25 aprile del ’45 in cui Sandro Pertini proclamò lo sciopero generale.
E forse il punto sta proprio qui e va ben oltre la nostalgica commemorazione di quanti hanno vissuto quel giorno o di quanti sono ancora legati all’ideologia. Nobile ma sempre più affievolita, proprio come quella legge Scelba che stabilisce che sia reato l’apologia al fascismo ma che sembra nascosta nella polvere del tempo, come quelle cose depenalizzate e lasciate lì… un vilipendio alla bandiera o alla nazione italiana, per esempio… Non sono forse messi in un angolo a subire la contemporanea libertà d’espressione (soprattutto del web)?
Il problema vero è che non esiste più un’idea così forte di unità e quindi nemmeno quella di liberazione, non esiste il senso del 25 aprile, del 2 giugno o del 1 maggio. E fa male pensarci perché molti di noi hanno radici attaccate nelle lotte dei partigiani e nel sangue di quanti ci hanno resi liberi. Ieri, quindi oggi.
Il problema vero è la mancanza di identità e di valori, è lì che trova spazio qualcosa di ‘estraneo’ a una città come Siena, a un territorio come questo e la colpa, se è da trovare, è nello spazio che è stato lasciato vuoto. Questa giornata vorrebbe avere il sapore della primavera ma sembra un’immagine sbiadita che sempre meno, rispetto a prima, trova l’energia di uomini e donne che sostengono idee e che sempre più spesso si trovano dentro l’autunno del populismo.
Katiuscia Vaselli