Quando si avvicina il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Siena News ha voluto far parlare proprio le donne: un campione scelto tra età, professioni, stili di vita diversi. Per costruire quello che è davvero il pensiero rispetto alla data del 25 novembre, a ciò che è stato fatto e a ciò che manca, per capire il senso delle donne secondo le donne.
25 novembre, fermiamoci un attimo a riflettere. Troppo spesso come giornalista sono stata costretta a raccontare di donne maltrattate che non avevano avuto il coraggio di denunciare quanto accadeva tra le pareti domestiche. La vergogna era stato il primo sentimento che le aveva fatte chiudere in loro stesse. Ho sofferto per loro, ho combattuto per loro e insieme a loro. Solo una volta una giovane madre ha avuto giustizia dopo un lungo e travagliato percorso giudiziario. Ecco, è proprio qui l’ostacolo più importante: una giustizia lontana dalle reali esigenze di ciascuno di noi.
Il 25 novembre è stato calendarizzato per dire “no” alle violenze sulle donne, ma tutti giorni dobbiamo batterci per questo, ne va della libertà di ciascuno e portare la giustizia ad essere meno lontana e distratta.
Non è naturalmente il solo problema che induce una donna a lottare fino alla fine prima di chiedere aiuto. Istintivamente cerca sempre una soluzione. Non è facile e a quel punto sbaglia forse la porta a cui bussare? Non trova la strada giusta su cui incamminarsi per rifarsi una vita? Forse. La ferita profonda “disegnata” dai continui maltrattamenti spesso porta la stessa vittima a colpevolizzarsi fino a tornare ad aprire la porta al suo aguzzino. La mente e la psiche umana sono indecifrabili. Una cosa è certa dall’inizio dell’anno abbiamo avuto 84 femminicidi nel nostro Paese. Un numero elevato davanti al quale non dobbiamo abbassare la guardia e continuare a combattere per una giustizia davvero vicina a tutti noi e a quelle donne che hanno trovato il coraggio di mettere da parte la vergogna e il silenzio. La loro forza ha bisogno di gesti concreti e pene certe altrimenti continueremo a piangere figlie, madri, sorelle “colpevoli” di aver aperto il loro cuore all’uomo sbagliato.