Dei ‘se’, dei ‘ma’ e dei casi irrisolti son piene le fosse. E il caso di David Rossi, capo dell’area comunicazione morto il 6 marzo del 2013 volando dalla finestra del suo ufficio a Rocca Salimbeni, appare oggi esempio di quanta dietrologia e ricostruzioni siano state fatte di tante altre vicende di cronaca nera che negli anni hanno costruito una letteratura enorme sui cosiddetti cold case. Ma quando si ha a che fare con fatti e persone che conosciamo, allora anche quel piano letterario/cinematografico al quale ci siamo spesso aggrappati come vampiri assetati di sangue per cogliere un dettaglio in più, una sfumatura, una nostra verità, cade. E con un sorriso amaro nei confronti dei pensieri che ci siamo costruiti, ci rendiamo ancora più conto che spesso la verità è la cosa più semplice ed evidente.
Ecco che effetto fa rivedere per l’ennesima volta, pubblicizzata in pompa magna al pari delle precedenti puntate, la vicenda David Rossi in una serata ‘speciale’ in onda su Italia Uno, a ‘Le Iene’. Non c’è niente da fare, i giornalisti non mollano l’osso e continuano a rimestare nel torbido di Siena (come ultimamente ha fatto anche Quarto Grado su Rete Quattro mandando in onda ricostruzioni grottesche dei festini) per ottenere un risultato che è poco distante da quello delle puntate precedenti.
A onor del vero, va riconosciuto a Le Iene un tono più pacato rispetto alla questione e un’intervista a Gotti Tedeschi molto interessante – come ho scritto anche a Marco Occhipinti ieri – . Rispetto alle versioni precedenti, Monteleone sembra aver accettato anche le critiche e si pone con uno sguardo (apparentemente) più dubbioso nei confronti della vicenda che ormai lo ha inghiottito anima e corpo. Questo succede quando si pensa di avere in mano la verità ma alla fine, la nuova puntata ‘clamorosa’ si riduce a una sintesi del lavoro fatto finora con immagini che conosciamo a memoria e interviste che ancora oggi avremmo fatto volentieri a meno di sentire e vedere. In conclusione, rimane uno spunto interessante ed è l’intervista al banchiere, ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, che attraverso riflessioni e parole calibrate, ponderate e precise, offre una lezione di ‘inchiesta’ che spiazza tutti. Gotti Tedeschi non mette in scena la pantomima di quello che scopre di essere registrato – lo sa benissimo – e non è certo uno sprovveduto. Quando si arriva a ricoprire certi incarichi, ci si arriva perché si ha uno spessore di enorme peso specifico. Così, il suo candido relegare David Rossi a quello che era il suo ruolo – si faccia attenzione alla provocazione sulla presunta volontà di Rossi di ricattare l’ad BMps Fabrizio Viola – e compreso il fatto che ognuno, anche se gestisce miliardi, ha il proprio posto e forse non valeva la pena ucciderlo, e l’invito a cercare la verità con argomenti diversi, magari non nei festini ma nel flusso dei (tantissimi) soldi, ci dà l’idea sì di una buona intervista ma soprattutto di un arguto interlocutore che porta Monteleone sul piano di confronto che vuole, nonostante le domande incalzanti del giornalista. A un certo punto Gotti Tedeschi, dopo aver chiarito che alla figura di Rossi si dà eccessiva importanza per pensare che qualcuno si sia preso il disturbo di ucciderlo, sminuisce addirittura anche il potere e il valore di Giuseppe Mussari, che sarebbero stati soltanto apparenti. Insomma, alla fine la lezione la dà proprio Gotti Tedeschi. Il resto rimane, appunto, una sintesi del lavoro fatto finora che ogni volta suscita rabbia per la volontà di descrivere Siena come la piccola città degli scandali. Si fa poi a malapena cenno, per fortuna, dell’omicidio della prostituta avvenuto per mano di un giovane brasiliano qualche giorno prima della morte di David Rossi, in via Vallerozzi. Un’altra forzatura, quella di voler mettere a tutti i costi in collegamento le due vicende attraverso il filo del sesso.
Ancora e sempre il sesso, prima ancora dei soldi e del potere. Sinceramente siamo stanchi – chi scrive, almeno – di vedere Siena in primo piano per questi motivi. Poi certo, c’è la scia dei commentatori dell’ultim’ora, i leoni da tastiera, che hanno la verità in tasca e la propinano con arroganza sulle pagine dei social noncuranti delle conseguenze ma forse questo atteggiamento riflette anche ciò che lo show trasmette. Beato chi ha la verità in tasca, chi ha mille certezze e nessun dubbio. Beato chi non sa vedere oltre e si ferma a ciò che si vuol mostrare. E comunque ribadisco, come ho già scritto le altre volte – ho notato che stavolta Monteleone lo ha sottolineato – che ognuno è libero di fare ciò che vuole nella sua vita privata e che il sesso diventa solo uno strumento per distogliere l’attenzione dai fatti reali. Ribadisco anche che i morti andrebbero lasciati in pace e se non si vuol credere al suicidio e si cerca la verità, essa si può cercare con serietà e non col pettegolezzo. Ora che Carolina Orlandi, la figliastra di Rossi, lavora per Le Iene, può di certo dare una mano anche in modo diverso.
Katiuscia Vaselli