Sono stato impegnato, ultimamente, in vicende finanziarie estremamente interessanti. Molto particolari, delicate e anche complesse. Risanare un sistema e cercare di dare uno sviluppo al futuro. Mi riferisco all’incarico avuto dal Governo della Repubblica di San Marino per risanare la banca di Stato.
Credevo, in tutta onestà, che le vicende italiane in materia bancaria (vicende che hanno visto il default di diversi istituti ed il congelamento di altri – congelamento che si è disposto, di fatto, tramite acquisizioni, fusioni ed incorporazioni – ) avessero insegnato qualcosa e, conseguentemente, tracciato un modus operandi per chi, da altre parti, si fosse trovato a gestire piani di ristrutturazione e, poi, di sviluppo.
Credevo, invece mi ero sbagliato.
Mi sbagliavo poiché per perseguire un obiettivo – risanare un sistema e sviluppare il futuro – le nostre questioni hanno insegnato che occorrono due caratteristiche, due prerequisiti, senza i quali rischiamo in quella materia di aggiungere danno a danno: queste due qualità sono il coraggio e la competenza.
Competenza e coraggio sia da parte della politica che deve rendere possibile una cosa impossibile (un sistema di fatto fallito che non fallisce) sia da parte di chi si trova a gestire una situazione estremamente complessa che prevede il dover prendere decisioni che politiche non sono.
Questa caratteristica, per i gestori (amministratori) , si chiama capacità competente.
Resta chiaro che coraggio e competenza vanno di pari passo e la mancanza di uno fa decadere l’altro: senza competenza non si parla di coraggio ma di incoscienza e se non hai coraggio prima o poi la tua competenza sarà travolta dal compromesso e ogni sforzo sarà inutile.
Chi è competente ed ha coraggio, poi, prevede, nel percorso, la possibilità di fare un passo indietro quando si trova di fronte a persone che coraggiose e competenti non lo sono.
Ecco questa Gassa è dedicata a chi ha dimostrato competenza e coraggio. A Massimo e a Giuliana: e anche a me. Perché nella questione per la quale abbiamo duramente lavorato, in silenzio, negli ultimi quattro mesi ci voleva solo il coraggio di farsi da parte, per potersi guardare allo specchio.
Viva, sempre, i coraggiosi.
E viva l’Italia.
Luigi Borri
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