Siamo alla resa dei conti per la politica economica del Governo.
Il Documento di Economia e Finanza quest’anno, slittato rispetto al normale iter temporale di presentazione alla Commissione Europea, si è limitato ad aggiornare le previsioni economiche di tipo macro e il conseguente quadro di finanza pubblica tendenziale. In sostanza, è rimasto in sospeso il quadro programmatico per l’anno in corso e per il triennio successivo, ovvero:
- gli impegni effettivi rispetto al consolidamento delle finanze pubbliche;
- gli indirizzi politici adottati dal nostro Paese per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo;
- gli indirizzi di politica economica e fiscale per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo, occupazione e riduzione del rapporto debito-PIL.
Il DEF presentato ha incorporato le previsioni tendenziali, cioè quelle basate sulle azioni messe in atto dalle precedenti politiche e riforme, stimando una crescita reale invariata del PIL nel 2018 dell’1,5%, in discesa, però all’1,4% nel 2019, all’1,3% nel 2020 e all’1,2% nel 2021.
Rispetto alla finanza pubblica, le stime previsionali sull’indebitamento netto sono state dell’1,6% di PIL nel 2018; lo 0,8 nel 2019, in pareggio nel 2020, fino a pervenire ad una posizione di avanzo dello 0,2% nel 2021. In pratica il deficit pubblico è previsto al ribasso.
Infine, nello stesso DEF risultava confermato il raggiungimento del pareggio di bilancio strutturale nel 2020.
Queste sono le stime fatte prima, quelle nuove arriveranno entro il 27 settembre.
Va ricordato che il quadro presentato dal Governo precedente sottolineava di aver incorporato gli aumenti dell’Iva e delle accise previste dalle famose clausole di salvaguardia, salvo misure alternative con futuri interventi legislativi in grado di disinnescarle. Quindi, si prevedeva un maggior gettito fiscale sia nel 2019 che nel 2020.
In attesa di sapere quali saranno gli indirizzi e gli impegni di politica economica e fiscale contenuti nella Nota di aggiornamento del DEF, ad oggi sappiamo che le valutazioni ottimistiche sulla riduzione del debito pubblico sono evaporate, dato che a luglio, Banca d’Italia ha dichiarato che il debito pubblico è tornato a salire e ha toccato il nuovo record di 2.341,7 miliardi. Per il PIL a fine agosto l’Istat ha certificato un rallentamento, confermando l’orientamento di luglio dell’UE di rivedere al ribasso le stime del DEF del 2018, dall’1,5% all’1,3%, per ora.
Rispetto al gettito fiscale è impensabile che si faccia scattare l’aumento dell’Iva.
Con riguardo al deficit l’attuazione del reddito di cittadinanza e della flat tax indicano sentieri di aumento.
L’attesa dunque di capire con quali atti sostanziali si riuscirà a conciliare una politica orientata allo sviluppo e alla crescita, riducendo le tasse e favorendo l’occupazione con l’equilibrio dei conti pubblici, è tanto vicina alla curiosità, per me, quanto all’immaginazione.
Di certo ci sono risorse da trovare e crescita del PIL da mantenere. E per chi pensa che la risposta sia nella vendita del patrimonio immobiliare, ricordo che le entrate stimate nel DEF sono di 690 milioni per il 2018, 730 milioni per il 2019 e 670 milioni per il 2020. Ma servono miliardi.
Maria Luisa Visione