La primavera del 1991 non fu certo avara quanto a colpi di coda invernali… dopo quello del 18- 20 aprile, con neve in pianura su buona parte del nord e fino in bassa collina al centro, vi fu un maggio all’insegna del freddo e del maltempo, complice un’ intenso flusso freddo dal nord europa diretto nel cuore del Mediterraneo.
Secondo l’osservatorio di Poggio al Vento, nel corso dei primi giorni del maggio 1991 erano già caduti circa 100 mm, vale a dire che in meno di 10 giorni era già caduta più di tutta la pioggia che normalmente cade in tutto il mese. Il fiume Merse esondò nella zona di Chiusdino, e la neve cadde abbondantissima sul monte Amiata, con accumuli fino a 1 metro in vetta. Le temperature massime, successivamente alle grandi piogge, crollarono, attestandosi di poco superiodi ai 10°, valori tipici di Novembre! Le minime scesero su valori prossimi allo zero, e spesso non superarono i +5. Fu una fase in netta controtendenza rispetto alle primavere degli anni precedenti, tendenzialmente miti e relativamente asciutte: un clima quasi tardo – autunnale, che solo in parte ha recuperato qualche tepore sul finire del mese, mantenendosi a lungo termicamente al di sotto della media del periodo.
Furono persino accesi i riscaldamenti, fatto estremamente raro per il periodo.
Tuttavia non fu certo l’unico Maggio freddo del passato: le cronache ci riportano locali nevicate fino in pianura sulla Romagna il 6 maggio 1963, ma fu davvero notevole anche l’evento del maggio 1957, quando una straordinata fase invernale tardiva portò temperature davvero fredde in quota: il 7 Maggio nevicò in collina su alcune zone appenniniche e furono davvero notevolmente rigide le temperature, come ad esempio i -0.8°C di Milano Malpensa ed i +1°C a Firenze. E al Pian Rosà si sarebbe scesi fino a -22,4°, valore di freddo da considerarsi record italiano assoluto per maggio.
Tutto ben diverso dalla primavera attuale, evidentemente calda e asciutta più del normale.
Tommaso Martelli
Roberto Sebastianelli
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