Il lago di Chiusi (secondo in Toscana, per grandezza) è un bacino lacustre situato nella Val di Chiana senese, pochi chilometri a nord-est dalla città da cui prende il nome. Conosciuto anche come Lago Chiaro ha una superficie di circa 300 ettari e raggiunge una profondità massima di 5 metri.
Il lago è formato da due immissari, il Tresa e il Montelungo, ed alimenta come emissario il vicino lago di Montepulciano che a sua volta alimenta il canale maestro della Chiana. Esiste anche la possibilità di far defluire l’acqua attraverso il canale della Chianicella, che si immette nel sistema Chiani-Paglia-Tevere.
L’origine geologica del lago è legata alla stessa di altri due laghi della zona: quello di Montepulciano e il Trasimeno. Analisi fatte da studiosi del settore hanno riportato alla luce la storia dei tre bacini che nel corrugamento appenninico settentrionale nell’era geologica terziaria e, più precisamente, in epoca miocenica, la zona comprendente i laghi in questione si presentava ancora come un grande e ampio golfo marino.
Gli ulteriori corrugamenti della fase finale miocenica congiuntamente ai forti movimenti tettonici della successiva epoca pliocenica portarono progressivamente alla creazione di un grandissimo lago comprendente quasi tutta la Valdichiana ed il bacino del Trasimeno, così i laghi attuali non sarebbero che “relitti” di quell’antichissimo specchio d’acqua.
Nel luogo si narrano molte leggende sul modo in cui Santa Mustiola (patrona di Chiusi) giunse nella città. Ve n’è una in particolare che ormai da secoli è tramandata di padre in figlio. Qui di seguito la potete leggere così come i nonni la raccontano ai loro nipoti.
“La giovane Mustiola, perseguitata per la sua fede in Cristo, decise di scappare da Roma. Partì per Chiusi inseguita dai soldati romani mandati dall’imperatore Aureliano. Viaggiando sempre di notte per non essere vista, giunse in prossimità del nostro lago, sulla riva dalla parte umbra. Aspettò che arrivasse il giorno, per cercare qualcuno che con la barca glielo facesse attraversare. Nella città risiedevano alcuni suoi parenti, presso i quali pensava di rifugiarsi. Il cielo intanto stava schiarendosi e non c’era anima viva in giro. Udì ad un certo punto uno scalpitìo di cavalli e grida di uomini che si stavano avvicinando velocemente. Il suo pensiero andò subito ai soldati che la inseguivano. Sentitasi perduta, s’inginocchiò e pregò intensamente il Signore, perché accorresse in suo aiuto. Dopo pochi istanti, in mezzo ad un accecante bagliore, le apparve un Angelo che le disse di togliersi di dosso il mantello e di adagiarlo sull’acqua. Così fece e non appena lo ebbe posato, questo si distese e diventò rigido in maniera che lei potesse accomodarvisi sopra. Salì su questa barca improvvisata, che sospinta da una leggera brezza lasciò dietro di se una luminosissima scia, in poco tempo la traghettò dall’altra parte del lago”.
A Chiusi c’è persino chi giura di aver visto ripetersi questo prodigio, all’alba dello stesso giorno in cui avvenne.
Si dice anche che in una roccia situata a circa trenta passi dalla chiesa del Santissimo Salvatore di Cesareto, tra Panicale e Paciano, vi siano impresse le impronte del piede e del ginocchio della Santa. La leggenda, infatti, narra che la Santa mentre fuggiva da Roma, percorrendo la strada che portava a Chiusi, si fermò in quel luogo per riposarsi della fatica del lungo viaggio e prima di ripartire si inginocchiò davanti ad un sacerdote per avere la sua benedizione.
Si racconta anche che nell’anno 989, (ma la data non è assolutamente certa), nella chiesa di Santa Mustiola, era custodito l’anello matrimoniale di Maria Vergine. Ci rimase fino al 1251, quando fu trasferito per maggior sicurezza nella Cattedrale di San Secondiano, dentro la città. Successivamente, nel 1420, questa reliquia ebbe ancora nuova collocazione nella chiesa di San Francesco e lì vi rimase fino al 1473, quando frate Wintherio lo rubò, facendone dono ai perugini.
Gabriele Ruffoli