Non ci voleva tanto a capire che ci saremmo arrivati, purtroppo.
Purtroppo perché con il libretto al portatore messo praticamente fuorilegge da una normativa appena introdotta se ne va una parte della mia gioventù, una parte dei miei sogni e, quindi, un qualcosa che mi è sempre stato vicino. Mia come di molti, presumo.
Da ragazzi era il regalo più ambito: perché erano soliti, i nonni, aprire un librettino al nipote appena nato e sopra versarci quei pochi soldi tutti i mesi che con l’andare del tempo avrebbero prodotto, oltre ad un saldo interessante, quel messaggio importante, quella volontà di crederci, quella voglia di continuare ad investire sul futuro che adesso, ora che comandano i soloni della finanza mondiale, pare non essere più una priorità.
Era una fede, un insegnamento di vita, una cultura solida e perfetta, più che un risparmio.
Ma non è bastato.
E certo: il nero e l’evasione – hanno detto i normatori- si combatte anche con l’eliminazione dei libretti al portatore perché, per loro natura, sono trasmissibili, irrintracciabili e forieri di birbanterie e cattiverie.
Ah ecco….
Poco importa se su essi ci sono pochi soldi, poco importa se i veri evasori (quelli dei milioni di euro ) hanno i beni nei paradisi fiscali o nei trust: il male risiede nei libretti al portatore per cui entro la fine del 2018 dovranno essere tramutati in libretti nominativi, trasparenti, per non dare adito a dubbi.
Lo ha detto la comunità europea (la stessa, per intendersi, che non decide sui migranti o sugli armamenti ma è ligia a normare sulla larghezza delle vongole) e il nostro Stato ha recepito la direttiva, tramutandola in una legge che è entrata in vigore proprio il 4 Luglio.
Evasori impuniti alla luce del sole, quindi, ma libretti al portatore, anche per modestissimi importi, fuorilegge: in ossequio al principio per cui l’Europa (e il nostro governo) regolamenta precisamente e puntualmente su temi del tutto secondari ma lascia aperti quelli cruciali, troppo pericolosi ed impopolari da affrontare.
Ma il libretto al portatore no, quello non lo dovevano toccare. Troppo importante il suo messaggio, troppo radicata la sua tradizione in Italia. Troppo contadino il suo fare e simpatica la sua esistenza.
Il libretto non lo dovevano toccare.
Sul mio, ricordo, nonno Tono ci mise 10.000 lire e lo aprì alla filiale della Cassa di risparmio di Firenze a Poggibonsi: lo conservo gelosamente ancor oggi e credo non lo riconsegnerò mai.
Perché i sogni, come le cose belle, si tengono per sé e non si danno a nessuno. Per nessun motivo. Per nessun prezzo.
Viva l’Italia, sempre!
Luigi Borri