Tra i tesori nascosti di Siena, il Museo dell’Acqua è una gemma che merita di essere scoperta. Inaugurato nel 2010, il museo sorge proprio sopra la storica Fonte di Pescaia, opera completata nel lontano 1247 al tempo del podestà Gherardo Lupi, come testimonia l’iscrizione sulla sua facciata. Il nome “Pescaia” evoca forse un passato in cui le acque del fiume alimentavano i vivai di pesce, che poi venivano portati freschi al mercato. La fonte, un tempo vitale per la comunità, offriva numerosi abbeveratoi per gli animali (ne è rimasto solo uno) e lavatoi per le donne. Fino ai primi del ‘900 era un luogo di ritrovo e socializzazione. Il museo, frutto dell’ingegno del “Social Design” degli architetti Roberto Santini, Goffredo Serrini e Claudio Zagaglia, e realizzato dallo Studio Azzurro di Leonardo Sangiorgi e dalla Mizar di Paco Lanciano, con il supporto dell’associazione La Diana e del Comune di Siena, offre un’esperienza sensoriale unica. Ospitato su tre piani nella villa, che fu costruita e ampliata nel ‘700 e nell’ 800 a più riprese proprio sopra la fonte, si snoda un percorso multimediale che conduce il visitatore alla scoperta del sistema idrico sotterraneo di Siena; un vero e proprio capolavoro di ingegneria medievale. Per sopperire alla di approvvigionamento dell’acqua, gli “ingegneri” del tempo avevano progettato un impianto di raccolta e distribuzione idrico, sfruttando le falde posizionate su più livelli. Un sistema perfettamente sostenibile, che permetteva di sfruttare ogni singola goccia d’acqua, evitando gli sprechi. L’ acqua scorreva attraverso i gorelli dei bottini, cunicoli scavati nel sottosuolo dai “guerchi”, gli operai che lavoravano in condizioni estreme tra polvere, umidità e assenza di luce solare. Nel museo si scopre la vita dei guerchi, si può provare ad usare l’archipendolo, lo strumento per misurare l’inclinazione di scorrimento dell’acqua. È sorprendente anche conoscere le tecniche utilizzate per evitare ingorghi alla rete ibrida. Per evitare che i gorelli si intasassero, infatti, il sistema era progettato in modo che il carbonato di calcio venisse raccolto nei galazzoni, dove era possibile effettuare agevolmente la sgrommatura. Negli anni, la rete si estese fino a raggiungere circa 27 km sotto il suolo Siena. L’iter risveglia le sensazioni dell’acqua che scorre nei sotterranei, delle voci dei bambini e delle donne alla fonte, dello sciaguattio e dei profumi dei panni lavati e stesi, e dei racconti delle persone che andavano alle fonti. L’acqua si distribuiva nelle case dei ricchi misurata in dadi, mentre i meno abbienti dovevano accontentarsi di andare alla fonte con i secchi. La visita si conclude con l’emozionante discesa nel bottino di Pescaia, con l’acqua che ancora oggi da secoli continua a scorrere coi suoi gorgheggi.
Stefania Tacconi
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