Potrebbe essere state le Sibille, oppure Nostradamus o l’amatissimo Brandano di “casa nostra” a prendere in mano china, colori, pennelli o computer per elaborare due storie che sembrano, purtroppo in negativo, profetizzare, senza nemmeno lontanamente immaginarlo, eventi che, purtroppo ripeto, nel tempo si sono verificati in maniera molto simile.
Siamo addirittura nel 1968 quando la Mondadori pubblica, ad opera di Pier Carpi con le illustrazioni di Zaniboni e Anthony, un albo che ha come protagonista Nic Cometa, un famoso pilota di automobili che viene dato come amico di un fantino, anch’egli pilota. Ebbene, nello snodarsi del racconto il fantino-pilota muore a seguito di un incidente d’auto, anche se in questo caso avvenuto durante una gara. Brividi.
Sorvoliamo quasi cinquant’anni e arriviamo all’ultima citazione paliesca fatta in un fumetto, quella contenuta all’interno della storia di “Asterix”, pubblicata in Francia e in Italia nel 2017. La storia, intitolata “Asterix e la corsa d’Italia”, racconta in realtà di una gara di carri, che si configura come una citazione del più classico dei settecenteschi grand tour italiani. E’ il trentasettesimo albo della serie a strisce e l’invincibile gallo affronta in una gara sfrecciando da Modicia (oggi Monza) a Napoli un auriga romano mascherato, grande favorito della competizione.
Le città sono disposte su una sorta di carta dell’identità nazionale italiana e alcune di esse sono rese iconicamente con simboli che richiamano il modo in cui vengono percepite dalla communis opinio internazionale. Fra esse, compare anche Siena (Saena Iulia) che viene rappresentata con una conchiglia, allusiva alla forma della Piazza del Campo. Inevitabile il riferimento identificativo al Palio: arrivati in città, infatti, si inscena una corsa di carri di bighe in Piazza del Campo fatta con i criteri e le regole del Palio. Le strisce raccontano in punta di penna e con molto garbo la corsa di carri rivali nel circuito del Campo, in mezzo ai commenti compiaciuti dei senesi ai quali i traduttori, però, mettono in bocca (per l’ennesima volta: è più forte di loro, non ce la possono fare!) una sorta di vernacolo fiorentino.
E dov’è, vi chiederete la profezia? Il favorito della Corsa d’Italia, il misterioso romano mascherato, si chiama Coronavirus ed è accompagnato dallo scudiero Bacillus (sic): gli autori avevano avuto davvero una macabra intuizione.
Maura Martellucci
Per approfondimenti da leggere: “Il Palio di Siena. Una festa italiana” di Duccio Balestracci (Laterza, 2019), dal quale sono tratte anche queste notizie
e https://www.ilpalio.org/fumetti.htm